La Lega in poco più di otto mesi di governo avrebbe più che raddoppiato i consensi elettorali. È passata dal 17,4% raccolto alle politiche del 4 marzo al 36,2% che gli attribuisce il sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera. L’alleato di governo, il Movimento Cinque Stelle, resta indietro al 27,7% (in calo rispetto al 28,7% di ottobre e rispetto al 32,7% delle elezioni politiche). Forza Italia si assesta attorno al 7,9%, Fratelli d’Italia al 2,6% e +Europa al 2,1%. Il Pd, in fase di scelta del leader di partito, viene dato dai sondaggi al 16,7% (0,3 punti in più rispetto a un mese fa e due punti percentuali in meno rispetto alle elezioni politiche).
Ma in generale l’esecutivo fa segnare un arretramento: i giudizi positivi (53%) continuano a prevalere nettamente su quelli negativi (36%), ma l’indice di gradimento diminuisce di tre punti attestandosi a 60. La stessa tendenza si registra per il presidente Conte, in flessione di due punti (passa da 64 a 62) e per il vicepremier Di Maio (da 51 a 47), per il quale per la prima volta le valutazioni negative (46%) prevalgono su quelle positive (41%). Al contrario l’indice di gradimento di Salvini aumenta di due punti (da 58 a 60) e si avvicina a quello del premier. La Lega, quindi, appare in salute, mentre il M5S arranca. «Senza voler sminuire la portata del suo consenso — spiega Pagnoncelli — l’analisi dei dati sul totale degli elettori (quindi non sui voti validi), ridimensiona in parte il risultato. Infatti occorre fare i conti con un elemento di cui si parla poco: l’aumento dell’area grigia rappresentata da indecisi e astensionisti che oggi rappresentano il 36,2%, vale a dire quasi 3,2 milioni di elettori in più rispetto alle politiche. Al crescere dell’astensione la Lega aumenta il risultato grazie alla forte tenuta del proprio elettorato, a differenza delle altre forze politiche che fanno segnare un’uscita di elettori che in larga misura manifestano la loro delusione scegliendo di non scegliere, astenendosi dal voto».