Le ha stretto le mani intorno al collo e l’ha strangolata fino a ucciderla. Il motivo? Banale, apparentemente. Un litigio, ma alla fine un trentenne messicano ha ucciso sua moglie, una cinese di ventuno anni, in un ostello di Firenze, proprio durante il loro viaggio di nozze. È solo l’ultimo caso di violenza sulle donne. Dal 2000 a oggi sono 3.100 le donne uccise in Italia, più di 3 alla settimana, nel 77% dei casi vittime di un familiare e nel 92% di un uomo. Lo dicono i dati Eures, secondo i quali solo da gennaio a ottobre di quest’anno i femminicidi sono stati 70. Tante anche le donne che hanno chiesto aiuto ai centri anti violenza: quasi 50 mila nel 2017, dice l’Istat, e di queste oltre 29mila hanno iniziato un percorso di uscita dagli abusi.
I dati forniti da 253 centri mostrano che il numero medio di donne prese in carico dai centri è massimo al Nord-est (170,9) e minimo al Sud (47,5). Più di un quarto delle donne che chiedono aiuto, il 26,9%, sono straniere, e il 63,7% ha figli, minorenni in più del 70% dei casi. È quanto emerge dalla prima indagine Istat sui servizi offerti dai Centri antiviolenza, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari opportunità le regioni e il Consiglio nazionale della ricerca. I centri forniscono in prevalenza servizi di ascolto e accoglienza, supporto legale, supporto psicologico, aiuto nel percorso di allontanamento dal partner violento, orientamento lavorativo, sostegno all’autonomia. La maggior parte dei centri, l’85,8%, lavora in rete con altri enti della rete territoriale e quasi tutti, il 95,3%, aderiscono al numero verde nazionale 1522 contro la violenza e lo stalking. Il 68,8% ha messo a disposizione una reperibilità 24 ore su 24, il 71,1% ha attivato un servizio di segreteria telefonica negli orari di chiusura e il 24,5% possiede un numero verde dedicato.