Un’invenzione non è una rivoluzione, ma solo l’inizio di un percorso. Dimentichiamo i monaci amanuensi de “Il nome della Rosa” di Umberto Eco e facciamo un salto nella Germania della metà del Quattrocento. Nella periferia di Magonza, in una tipografia nascosta in uno stretto vicolo, si lavorava alacremente per completare la stampa della prima Bibbia. Secondo la tecnica dei caratteri mobili inventata da Gutenberg, dei piccoli prismi metallici, sui quali compariva un carattere in rilievo a al rovescio, venivano assemblati in linee che a loro volta unite creavano le pagine di un testo. Ogni matrice era ricoperta d’inchiostro e stampata con un torchio pressore. Dopo anni di ricerche e tentativi, di incessante lavoro intorno alla pressa, nel 1455 in quella tipografia di Magonza videro la luce le prime copie del testo sacro. Un’invenzione per Gutenberg, una rivoluzione per il mondo.
LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA. Quel primo libro stampato è diventata l’arma decisiva del cambiamento. L’automatizzazione della stampa ha favorito la diffusione della cultura e del sapere, ha agevolato lo sviluppo delle future lingue nazionali a scapito del latino, ha consentito a molti contadini di imparare a leggere e scoprire le leggi che governano il mondo, e a persone come Lutero di diffondere le proprie idee nonostante la censura papale. E se oggi dovessimo pensare a quali invenzioni hanno cambiato per sempre le nostre vite non potremmo non fare riferimento alla stampa a caratteri mobili. Certo l’automobile, il telefono, la televisione ci hanno trasportato nel futuro, ma senza il libro tutto ciò sarebbe stato possibile? La nascita della borghesia, l’economia capitalistica, la formazione dello stato moderno, l’industrializzazione sono il risultato di una libera e più veloce circolazione delle idee. Negli anni successivi alla prima Bibbia di Gutenberg, milioni di libri a stampa si diffusero in Europa e negli altri continenti arrivando a tutti. Di questi una parte è giunta fino ai giorni nostri custodita nelle biblioteche di tutto il mondo. Volumi che affrontano i grandi temi della Chiesa, che riflettono sull’uomo e sulla storia, che descrivono le grandi scoperte scientifiche, che narrano dei viaggi intorno al mondo. Ma che tra le righe ci raccontano l’evoluzione del libro antico, dai preziosi incunaboli quattrocenteschi alle sempre più elaborate e raffinate edizioni del Cinquecento.
DAGLI INCUNABOLI ALLE CINQUECENTINE. Derivato dal termine latino “incunabulum”, letteralmente “in culla”, l’incunabolo rappresenta realmente la nascita dell’arte tipografica moderna dopo la stagione gloriosa del manoscritto. Sono detti incunaboli i libri realizzati tra il 1455 circa, anno a cui si fa risalire la stampa della Bibbia di Gutenberg, ed il 1500. Peculiarità di questi volumi è, almeno fino al 1480 circa, l’assenza del frontespizio. L’incunabolo, così come il manoscritto, si apre direttamente con il testo, stampato in caratteri gotici, monocromatici o in rosso e nero. Nel corso del Cinquecento si assisterà, invece, ad una sempre più marcata evoluzione del frontespizio che si arricchirà di eleganti e raffinate composizioni di natura decorativa e architettonica. Nelle Cinquecentine, testi pubblicato tra il 1501 ed il 1600, si assiste infatti al miglioramento della tecnica compositiva, dai primi esemplari che presentano elementi simili alle edizioni del Quattrocento, e per questo motivo definiti post-incunaboli, ai volumi con frontespizi riccamente decorati, preludio della sontuosità barocca.
ANTIQUITATIS VOLUMINA. Se vi ho incuriosito abbastanza potete ammirare con i vostri occhi l’evoluzione del libro antico in una delle tante biblioteche in giro per l’Europa, alcune delle quali – in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Russia – posseggono anche una delle copie della Bibbia stampate da Gutenberg a Magonza. Ma se passate da Taormina, tra il 15 dicembre 2018 e il 15 settembre 2019, potete visitare l’esposizione bibliografica delle edizioni del XV e XVI secolo “Antiquitatis Volumina. Incunaboli e Cinquecentine” nella sala “Giovanni Di Giovanni” della Biblioteca comunale di Piazza IX Aprile. Un viaggio nell’evoluzione della produzione libraria: dall’edizione del 1509 “Habes in hoc volumine” di Cecilio Lattanzio, che presenta un frontespizio a forma conica ed il testo in carattere gotico tipico della stampa del Quattrocento, all’opera “La vigna del Signore” del 1599, in cui le vignette xilografiche si uniscono a un frontespizio dallo stile pre-barocco, riccamente adornato da motivi floreali e architettonici. La mostra, organizzata dal Comune di Taormina in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, si inserisce, nel progetto “Si scrive Europa, si legge Cultura”, promosso da Pickline e approvato dal Mibac, per il “2018 Anno europeo del Patrimonio culturale”.