«Spazio al dialogo». Così il primo ministro francese, Edouard Philippe, dopo la quarta giornata di proteste dei gilet gialli in tutto il Paese. Un dialogo «iniziato con incontri di politici e che continuerà anche a Matignon dove voglio incontrare questi francesi che protestano», ha detto Philippe. «Bisogna ricucire l’unità nazionale, con il dialogo, il lavoro, l’unione. Il presidente della Repubblica si esprimerà e proporrà misure che consentiranno alla nazione francese di ritrovarsi». È stata comunque una giornata di tensione altissima in Francia, dove i gilet gialli sono tornati in strada. 77.000 i manifestanti in tutto il Paese e 1400 fermi. 60 i feriti a Parigi negli scontri fra polizia e dimostranti.
Un movimento nato sui social senza leader, né struttura formale, né piattaforma consolidata. Automobilisti, lavoratori, cittadini delle periferie che sono scesi in piazza per manifestare contro l’aumento delle tasse sul carburante proposto dal presidente Macron: 6,5 centesimi in più su un litro di gasolio e 2,9 centesimi sulla benzina. Ma dopo quatto appuntamenti che hanno messo in ginocchio la Francia, adesso i gilet gialli hanno una «carta ufficiale» di venticinque proposte «per uscire dalla crisi». Da un paio di giorni gira in rete e sui profili Facebook del movimento una sorta di manifesto che sembra non avere più niente a che fare con i rincari su benzina e diesel.
Dalle prime contestazioni, le rivendicazioni dei gilet gialli francesi si allargano e comprendono ora anche l’eliminazione delle tasse, l’abolizione del Senato, più referendum popolari e, contemporaneamente, la riduzione degli stipendi del governo e l’aumento delle pensioni. Le prime sei proposte riguardano l’economia e il lavoro: dal tetto del 25% alla tassazione dei redditi all’annullamento del debito, passando per l’aumento del salario minimo e delle pensioni sociali e la costruzione di 5 milioni di case popolari. Ma nel mirino dei gilet gialli c’è soprattutto la politica del presidente Macron. Ben 11 punti, infatti, ricadono sotto la voce “politique”: dall’uscita della Francia dalla Ue per riconquistare la sovranità alla riscrittura della Costituzione per introdurre i referendum di iniziativa popolare; dall’eliminazione di ogni ideologia nei programmi scolastici allo stop alle privatizzazioni per autostrade, aeroporti, parcheggi e ferrovie; dal ritiro degli autovelox alla fine dei finanziamenti pubblici ai giornali.
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