Con la sparatoria in un mercatino di Natale di Strasburgo il terrore piomba, di nuovo, sull’Europa. Al momento il sottosegretario al ministero dell’Interno francese, Laurent Nunez, spiega che la «matrice terroristica» dell’attentato nell’est della Francia «non può essere asserita». Il sottosegretario di Stato con la responsabilità di coordinare polizia, gendarmeria e intelligence, ha dichiarato che per ora non si può parlare di atto di terrorismo e ha invitato ad essere molto prudenti. «Dobbiamo stare molto attenti quando parliamo di un attacco – ha commentato Nunez a “Franceinfo” – L’aggressore non era conosciuto per reati legati al terrorismo». La sezione antiterrorismo della procura di Parigi sta comunque seguendo l’inchiesta con la procura di Strasburgo, ma non è escluso che l’uomo abbia agito per altre motivazioni.
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Non è la prima volta che Strasburgo viene presa di mira: già nel 2000 c’era stato un progetto d’attentato, la polizia aveva smantellato una cellula terroristica poco prima che entrasse in azione. Adesso, 18 anni dopo, il terrore si è scatenato veramente allungando la scia di sangue che continua a percorrere l’Europa. A gennaio del 2015 dodici sono i morti nell’attacco compiuto da due terroristi islamici nella sede del giornale satirico “Charlie Hebdo”. Pochi giorni dopo il terrorista Coulibaly prende in ostaggio una decina di persone e ne uccide quattro in un supermercato kosher a Vincennes. Poi è toccato a Copenaghen: il 14 febbraio 2015 una sparatoria in un caffè con un morto e tre feriti durante un convegno sulla libertà d’espressione organizzato dall’artista Lars Vilks, autore di numerose caricature del profeta Maometto. Poche ore dopo una seconda sparatoria vicino a una sinagoga ha fatto tre vittime.
A Parigi nel novembre 2015 è andato in scena l’attentato più sanguinoso: 130 le vittime di tre attacchi coordinati. Tre kamikaze si fanno esplodere vicino allo Stade de France uccidendo un passante; 39 vittime uccise a colpi di kalashnikov sparati contro diversi bar e ristoranti nell’undicesimo arrondissement e 90 uccisi da un commando kamikaze nella sala concerti Bataclan. 31 morti e circa 300 feriti è il bilancio di una serie di attentati a Bruxelles nel marzo 2016 rivendicati dall’Isis: due all’aeroporto Zaventem e uno alla stazione della metro di Maalbeek. A Nizza nel luglio 2016 un tir si lancia a tutta velocità sulla Promenade des Anglais, gremita di gente per le celebrazioni della festa nazionale francese. Il conducente, il tunisino Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, travolge e uccide 86 persone, tra cui molti bambini, prima di essere ucciso a sua volta. I feriti sono oltre 450. Sei le vittime italiane.
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A Berlino nel dicembre 2016 il tunisino Anis Amri piomba con un camion, sul mercatino di Natale, uccidendo 12 persone, tra cui un’italiana, e ne ferisce altre 50. A Londra sul ponte di Westminster nel marzo 2017 Khalid Masood, cittadino britannico di fede islamica, a bordo di un suv si lancia sulla folla e poi accoltella un agente a morte prima di essere abbattuto. Le vittime sono cinque. Stessa dinamica su La Rambla di Barcellona: il 17 agosto 2017, Younes Abouyaaqoub, alla guida di un camioncino Fiat Talento bianco, entra nella zona pedonale a tutta velocità investendo i pedoni. 15 morti di cui 2 italiani, 130 feriti.