Settanta giorni dopo i festeggiamenti dal balcone di Palazzo Chigi per l’intesa trovata in Consiglio dei ministri sui saldi della manovra, l’incontro a Bruxelles tra Conte e Juncker ha ridimensionato lo sforamento del deficit a un più contenuto 2,04%. Ma potrebbe non bastare. «L’Italia dovrebbe compiere ulteriori sforzi per il Bilancio 2019»: così il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha commentato i nuovi obiettivi di deficit/Pil che il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha presentato all’Europa. Un passo indietro che per il momento ha ottenuto come unico risultato l’abbassamento dello spread a 266 punti, ai minimi da settembre.
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«È un passo nella giusta direzione, ma ancora non ci siamo, ci sono ancora dei passi da fare, forse da entrambe le parti», dice Moscovici in una audizione al Senato francese esortando l’Italia a compiere ulteriori sforzi sul consolidamento dei conti pubblici nel 2019 e sottolineando che la riduzione del disavanzo è da considerarsi insufficiente. Passare dal 2,4% di deficit al 2,04 significa che il governo spenderà 6,4 miliardi di euro in meno rispetto a quanto precedentemente stabilito. L’obiettivo è quello di evitare una procedura d’infrazione e allo stesso tempo mantenere invariate, nelle platee, negli importi e nei tempi, reddito di cittadinanza e quota 100. Le correzioni per far fronte alle richieste della Commissione europea, secondo gli accordi, dovranno arrivare prima del 19 dicembre, data in cui l’Ue potrebbe formalizzare la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.
Al tempo stesso, il commissario europeo agli Affari economici Moscovici ha dato il via libera alla manovra finanziaria francese: la Francia di Macron può sforare il tetto del 3% per finanziare le misure volte a sedare la crisi dei gilet gialli, ma ha auspicato che questa violazione dei patti assunti con Bruxelles per il 2019 sia «più limitata possibile» e «temporanea». «Non possiamo scendere a compromessi con le regole» ha detto Moscovici ribadendo che non esiste un «trattamento privilegiato» per la Francia. «Queste regole, possiamo applicarle in modo intelligente, flessibile e sottile, ma non possiamo derogare da esse – ha spiegato il commissario Ue – Stiamo cercando il modo di rendere compatibili queste scelte politiche, che sono quello che sono e che sono legittime, con delle regole uguali per tutti e che tutti devono seguire».