Collocazione di spazi pubblicitari su piattaforma digitale o dispositivi multimediali; fornitura di beni e servizi venduti su piattaforme digitali; vendita di dati raccolti direttamente dagli utenti. Sono questi i servizi digitali interessati dalla web tax inserita nella Legge di Bilancio 2019. Si tratta di un prelievo del 3% destinato a colpire le imprese con ricavi ovunque realizzati non inferiori a 750 milioni e ricavi derivanti da servizi digitali effettuati in Italia non inferiori a 5,5 milioni. La nuova web tax sostituisce la precedente imposta sulle “transazioni digitali” prevista nella Legge di Bilancio 2018 dal Governo Gentiloni e mai entrata in vigore.
Nel mirino soprattutto i big della rete, e non solo. L’imposta sui servizi digitali sembra valorizzare la proposta originariamente formulata in ambito comunitario, con la conseguenza che saranno soggetti alla nuova imposta non solo i “reali” giganti dell’industria digitale (Facebook, Amazon, Airbnb o Google) ma anche tutti quei soggetti prestatori di servizi multimediali in genere che superino i limiti di fatturato previsti dalla norma. La liquidazione dell’imposta avverrà su base trimestrale con aliquota del 3% sul valore dei ricavi da prestazioni di servizi digitali effettuate verso soggetti non appartenenti al medesimo gruppo societario. I soggetti prestatori di servizi digitali saranno anche chiamati all’invio di una specifica dichiarazione annuale dell’ammontare dei servizi tassabili e il medesimo adempimento viene posto a carico dei soggetti non-residenti che sono intenzionati ad operare come prestatori di servizi digitali in Italia. Entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di bilancio 2019 il Mef dovrà emettere i Decreti attuativi ed entro i successivi 60 giorni la norma sarà operativa con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.