Con l’espulsione dei due senatori pentastellati Gregorio De Falco e Saverio De Bonis la maggioranza che regge il governo si è fatta sempre più sottile a Palazzo Madama. Lega e M5s saranno costretti a procedere con la massima attenzione prima di sottoporre le riforme chiave al Parlamento. Torna lo spettro del “pallottoliere” in attesa anche della sentenza dei probiviri del Movimento riguardo il destino di altre due senatrici, Paola Nugnes ed Elena Fattori.
A Palazzo Madama la soglia per la maggioranza è a quota 161 senatori. Ora il gruppo parlamentare dei pentastellati è composto da 107 senatori e quello della Lega da 58. Il totale è di 165 seggi, 165 voti. Appena quattro in più rispetto al quorum. Non si tratta affatto di cifre rassicuranti. E nel caso in cui dovessero essere cacciate anche le due senatrici ancora «sub iudice», si arriverebbe a quota 163. Quando nacque il governo, Giuseppe Conte poté contare su 171 voti di fiducia, ben 10 oltre la soglia necessaria. Perché ai leghisti e ai cinquestelle si aggiunsero quelli esterni di due ex M5S, Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, espulsi sin dall’inizio legislatura, e quelli di due eletti all’estero del Maie. Voti che, a questo punto, potrebbero diventare decisivi.
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I nodi potrebbero sorgere nei prossimi mesi sulle leggi più care alla Lega di Salvini: legittima difesa e autonomia. Provvedimenti che non convincono tutti gli esponenti del M5s e sui quali si rischiano altre fratture interne e defezioni. Tra l’altro proprio a Palazzo Madama ci sono già stati segnali di inquietudine: il tanto contestato decreto sicurezza è passato con 163 sì, il decreto fiscale appena con 147. Numeri ballerini, che inevitabilmente spingono a pensare che qualcuno stia già lavorando per un allargamento. Tuttavia, la Lega fa sapere di essere «tranquillissima», sottolineando che anche prima dell’espulsione formale di Capodanno, questi senatori cinquestelle «già non votavano a favore della maggioranza».
Fattori e Nugnes rischiano, dicono fonti dei 5 Stelle, «se continuano a non tenere conto delle decisioni del gruppo». Le difficoltà del M5s rafforzano la strategia di “pescare” tra i pentastellati delusi, esplicitamente portata avanti da Silvio Berlusconi. Si parla di almeno 15 senatori pronti sull’uscio del gruppo M5s, che potrebbero passare al Misto ed eventualmente appoggiare il centrodestra in caso di crisi di governo. Mentre sui possibili “acquisti” in senso contrario, fatti dalla Lega in Fdi, il partito di Giorgia Meloni frena con Ignazio La Russa: «Non siamo né l’ambulanza, né il pronto soccorso» del governo.