Gli Stati Uniti stanno ripensando i tempi e i modi per lasciare la Siria. «Il ritiro delle forze statunitensi dalla Siria sarà effettuato in modo “prudente”», annuncia il presidente americano Donald Trump dopo che il 19 dicembre aveva invece parlato di un ritiro «immediato e totale» delle truppe. Trump aveva detto che nel giro di 30 giorni i circa 2mila soldati statunitensi impiegati nel nord-est e nel sud-est della Siria sarebbero tornati a casa, perché lo Stato Islamico era stato sconfitto. Ma adesso ha deciso di concedere più tempo al Pentagono orfano del suo stratega, Jim Mattis, costretto alle dimissioni perché contrario proprio al ritiro delle truppe dalla Siria.
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La retromarcia del presidente americano è stata annunciata ancora una volta su Twitter: «Il fallimentare New York Times ha deliberatamente scritto una storia molto imprecisa sulle mie intenzioni sulla Siria. Non diversamente dalle mie dichiarazioni originali, partiremo a un ritmo adeguato continuando allo stesso tempo a combattere l’Isis e a fare tutto il resto che è prudente e necessario».
The Failing New York Times has knowingly written a very inaccurate story on my intentions on Syria. No different from my original statements, we will be leaving at a proper pace while at the same time continuing to fight ISIS and doing all else that is prudent and necessary!…..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 7, 2019
La puntualizzazione è coincisa con la missione in Siria del suo consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton. Proprio Bolton ha spiegato che i soldati americani rimarranno in territorio siriano fino a che lo Stato Islamico non sarà sconfitto definitivamente e fino a che la Turchia garantirà che non lancerà l’offensiva contro i curdi siriani, alleati fondamentali degli Stati Uniti nella guerra al Califfato. Le ultime dichiarazioni della Casa Bianca sembrano avere aggiustato il tiro su una decisione, quella annunciata da Trump il 19 dicembre, che era stata considerata da molti impossibile da rispettare dal punto di vista logistico, e molto poco saggia dal punto di vista strategico. Il ritiro dei soldati statunitensi dalla Siria sembrava infatti andare contro tutti gli obiettivi che l’amministrazione voleva raggiungere in Siria: sconfiggere l’Isis, impedire ai turchi di massacrare i curdi, e contrapporsi alla presenza in territorio siriano dell’Iran. Obiettivi che restano ancora validi, ma che potrebbero realizzarsi tra parecchi mesi, se non anni.