«Corleone» potrebbe essere il nome di un ristorante siciliano come tanti altri, nati negli ultimi anni in giro per il mondo sulla scia del successo della gastronomia italiana. Ma sul tendone verde al 19 di rue Daru di Parigi si legge «by Lucia Riina» e accanto spicca lo stendardo con lo stemma di Corleone: un leone rampante che stringe un cuore. Lucia Riina, 39 anni, ultimogenita del “capo dei capi” si è trasferita a Parigi e ha aperto un locale che promette «autentica cucina siciliana-italiana da scoprire in un ambiente elegante e accogliente». «Vita nuova dallo scorso autunno a Parigi», ha scritto in una delle sue pagine Facebook.
Ma il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi, non ci sta di vedere il nome della città che amministra accostato a quello della famiglia mafiosa: «Chiediamo al governo di aiutarci a neutralizzare questa iniziativa, sostenendoci nella nostra azione davanti alle autorità francesi per impedire che nell’insegna del ristorante possa esserci la commistione tra il nome di Corleone e la famiglia Riina». Una lettera è stata indirizzata al premier e ai ministri agli Affari esteri e all’Interno, sottoscritta dalla Giunta e da tutti i capigruppo in Consiglio comunale, per bloccare il diffondersi di un «messaggio pericoloso» secondo cui «pare voglia dire che Corleone è ancora ‘cosa loro’, invece da anni la città lotta per affrancarsi da questo marchio infame e devastante».
«Negli anni – dice Nicolosi – abbiamo assistito spesso all’abuso del ‘marchio’ Corleone, servito per promuovere beni di ogni tipo. Se questo uso viene fatto da aziende in regola, da persone perbene per far conoscere nel mondo le eccellenze del territorio, non possiamo che esserne felici. Non è ammissibile, invece, che a usare il nome del paese sia chi ha maltrattato Corleone, siano persone legate al boss Totò Riina, come in questo caso. Faremo di tutto per neutralizzare questa iniziativa e metteremo in campo le armi di cui la legge ci dota». Lo Statuto comunale di Corleone limiterebbe anche l’uso dello stemma della città: «Lo stemma di Corleone – spiega il sindaco – può essere usato esclusivamente per finalità istituzionale e solo dopo l’autorizzazione da parte delle Autorità comunali che, ovviamente, in questo caso non c’è stata».