Chi viaggia in chiave slow vuole immergersi nella natura e nei borghi più caratteristici. Servono nuove strategie per rendere attrattive le destinazioni, gli ecoturisti e i nuovi profili di viaggiatori. Il camminare lento porta con sé racconti di esperienze, relazioni, emozioni. Scelta di vita che valorizza la riscoperta di se stessi e degli altri, dei paesaggi naturalistici, delle bellezze dei borghi, casali e luoghi sconosciuti. Il camminare che promuove “volti più umani di turismo”, nuovi modelli, nuove forme professionali ed educative per rispondere ai bisogni del viaggiatore.
Il viaggio è un tempo utile che aggiunge valore alla propria esistenza. Un cammino sostenibile e condiviso, che rifugge dal turismo di massa, diventa strumento di nuove opportunità e non fonte di problemi. Per questo si rende sempre più necessaria una governance della sostenibilità che deve ripartire anzitutto dalla sensibilizzazione di tutti gli enti pubblici e privati, degli stakeholder, delle imprese di servizi turistici, della Comunità locale, per giungere alla valorizzazione dei territori rurali e collinari che rappresentano il valore non solo umano ed economico, ma fondamentali presupposti per la creazione di un’efficace sinergia territoriale, capace di interconnettere le ricchezze e le peculiarità presenti nella meta turistica agli itinerari e percorsi naturalistici-escursionisti e ambientali.
Una governance in area metropolitana e regionale (Dmo-natura) che si caratterizza anche per le azioni di salvaguardia e tutela dell’ambiente, dello studio sugli equilibri eco-sostenibili e soprattutto sulla promozione, accoglienza e ospitalità. E inoltre la formazione continua, aggiornata e mirata, svilupperà negli ecoturisti, negli operatori del settore e nelle comunità locali la consapevolezza e la responsabilità di considerazione, tutela e rispetto dell’ambiente.
Il tema della sostenibilità nel turismo lento, quindi, non è un optional o un termine legato alla moda di oggi. È un vero e proprio passaggio obbligato per innovare e/o riqualificare l’offerta turistica integrata nell’arco di tutto l’anno. Il camminare lento porta con sé sviluppo economico legato alle attività commerciali, artigianali, enogastronomiche (vendita a km 0 dei prodotti tipici locali), religiose; ed economia circolare nel piano di utilizzo dei servizi essenziali agli ecoturisti e viaggiatori, non dimenticando di attuare politiche per il superamento delle barriere architettoniche, cognitive e sensoriali, eventi e manifestazioni legate alla memoria ed alle tradizioni.
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Tutto questo genera nelle comunità locali effetti di qualità e benessere di vita, indotto occupazionale, impegna a lavorare ed investire nel settore della ricettività diffusa, della ristorazione, del reddito pro-capite e accresce la competitività nel sistema turistico. Riguardo all’ospitalità diffusa, i dati statistici pubblicati dal “Rapporto sul B&B Italia 2016”, elaborati da un sondaggio di circa 2.500 esercenti dei b&b, mettono in evidenza la crescita della domanda di cultura dei turisti esigenti a nuove forme di esperienze turistiche, quali la villeggiatura nelle aree rurali e di montagna, il piacere di gustare sapori e saperi della buona tavola ricca di tipicità locali e tradizionali piatti culinari, il benessere e la qualità del decoro della meta scelta. Secondo quanto pubblicato nello stesso rapporto, migliora l’offerta extraricettiva dei b&b, passati da 23 mila del 2013 agli oltre 26 mila nel 2016, in cui lavorano circa 35 mila persone con 8 milioni di pernottamenti all’anno e un fatturato di circa 270 milioni di euro.
L’attento studio della dinamica dei dati statistici territoriali, presentati dal rapporto, pone il decisore amministrativo, alla formulazione di un piano progettuale che identifichi nella meta turistica l’attrattività, la specificità dei luoghi, un orientamento alle diverse e molteplici attività ecoturistiche, i servizi informativi che consistono in indicazioni di sicurezza, cartellonistica, segnaletica, punti di ristoro individuati nei santuari ed eremi sparsi lungo i percorsi, case cantoniere, tutti elementi che soddisfano la domanda di fare turismo in modo innovativo e autentico.
Valorizzare e promuovere il turismo lento, investendo nella conoscenza del territorio, nella politica di incremento dei flussi turistici di ritorno degli ecoturisti, nei nuovi profili di viaggiatori, significa aver inteso che vi è una domanda sempre più in crescita e risorse materiali ed immateriali da gestire nelle economie dei propri territori. L’anno nazionale del cibo, appena concluso, ci ha introdotto al 2019, l’anno del turismo lento. È questa una proposta per una strategia a lungo termine che induca, sin d’ora, le istituzioni locali ad individuare gli strumenti più idonei per rendere attrattiva la destinazione e autentiche le offerte turistiche capaci di creare nuove stagionalità.
Questo aiuterà l’ecoturista a «viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario, le sue piante e animali selvaggi, cosi come ogni manifestazione culturale esistente (passata e presente) delle aree di destinazione» (H. Ceballos, 1988).