Lo shutdown negli Stati Uniti, cioè la chiusura parziale delle attività del governo, è arrivato al suo 23esimo giorno. Nella storia del Paese non era mai successo: il record era detenuto da quello avvenuto tra il 1995 e il 1996, sotto la presidenza di Bill Clinton. Come è noto, tutto ruota ai finanziamenti per il muro al confine con il Messico, che il presidente Donald Trump vuole ad ogni costo, tanto da esser disposto ad invocare l’emergenza nazionale per usare i fondi destinati a Texas e Porto Rico, e che i democratici stanno osteggiando in ogni modo.
….I do have a plan on the Shutdown. But to understand that plan you would have to understand the fact that I won the election, and I promised safety and security for the American people. Part of that promise was a Wall at the Southern Border. Elections have consequences!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 12, 2019
Cominciano a sentirsi le prime conseguenze dello shutdown: circa 800mila persone tra cui guardie carcerarie, addetti alla sicurezza negli aeroporti e agenti dell’Fbi, non hanno ricevuto il primo stipendio dell’anno. Non sono stati finanziati 9 dei 15 dipartimenti, tra cui agricoltura, sicurezza interna, trasporti, interni e giustizia. Questo fine settimana un terminal dell’aeroporto internazionale di Miami rimarrà chiuso: gli addetti alla sicurezza non pagati resteranno a casa. Alcune strutture del parco nazionale sono chiuse, così come i musei Smithsonian e lo zoo nazionale di Washington. Quasi tutti i dipendenti della Nasa rimarranno a casa, così come quelli dell’Internal Revenue Service. Alcuni dipendenti dei dipartimenti di Stato e di sicurezza nazionale invece continuano a lavorare anche senza stipendio. La Camera e il Senato hanno votato un decretp, che deve essere firmato da Trump, per garantire che tutti i dipendenti federali possano essere retribuiti retroattivamente dopo la fine dello shutdown.
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Intanto l’agenzia Standard & Poor’s ha fatto sapere che la chiusura delle attività di governo è già costata 3,6 miliardi e, che se si sommeranno altre due settimane, si arriverà a 6 miliardi. Ovvero ancora di più di quello che la Casa Bianca chiede per costruire il muro. Ma Trump non cede: ha parlato della possibilità di dichiarare lo stato d’emergenza nazionale per uscire dalla situazione, aggirando l’approvazione del Congresso per ottenere i fondi che gli servono per costruire la barriera al confine con il Messico. «Se il Congresso non riuscirà a risolvere il problema… Lo farò. Ne ho il diritto», ha detto Trump. Se davvero decidesse di portare avanti una mossa del genere è probabile che i democratici si opporrebbero, dichiarandola illegale dato che la situazione al confine tra Messico e Stati Uniti non è un’emergenza.