Una fuga che sembra arrivata alla fine. L’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, Cesare Battisti, è stato arrestato in Bolivia. «Congratulazioni e conta sempre su di noi» ha scritto subito il presidente brasiliano Jair Bolsonaro in un tweet in italiano rivolto al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Cesare Battisti, nato nel 1954 a Cisterna di Latina, è condannato a due ergastoli in Italia per quattro omicidi avvenuti alla fine degli anni settanta: due compiuti materialmente e due in concorso con altri.
Congratulazioni e conta sempre su di noi, Ministro Salvini! https://t.co/9JRIql2tFZ
— Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) January 13, 2019
La prima volta viene arrestato a 18 anni a Frascati per una rapina, torna in carcere altre volte, per un sequestro di persona e poi per l’aggressione a un sottoufficiale dell’esercito. Nel carcere di Udine conosce Arrigo Cavallina ed entra a far parte dei Pac, il gruppo eversivo Proletari armati per il comunismo. Battisti è accusato di aver preso parte all’omicidio di Andrea Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, e ad altri tre omicidi: quello del gioielliere Pierluigi Torregiani, a Milano, per il quale Battisti è stato condannato come mandante e ideatore, e quello del macellaio Lino Sabbadin a Mestre, per il quale Battisti ha fornito copertura armata. Battisti è accusato di essere anche l’esecutore materiale dell’omicidio di Andrea Campagna, agente della Digos di Milano, ucciso il 19 aprile del 1978.
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Nel 1981 riesce a evadere dal carcere e a fuggire in Francia dove vive in clandestinità per un anno prima di riuscire a raggiungere il Messico. Nel 1985, mentre è in Messico dove nasce la sua prima figlia, viene condannato in contumacia all’ergastolo in Italia. Nel 1990 torna a Parigi, dove viveva un’ampia comunità di rifugiati italiani protetti dalla cosiddetta dottrina Mitterand, dal nome dell’ex presidente francese, dottrina che garantì agli autori di crimini di ispirazione politica anche efferati di non essere estradati nei Paesi d’origine se il sistema giudiziario di questi ultimi non veniva considerato rispettoso degli standard di libertà fissati da Parigi. Nel 2004 Parigi concede l’estradizione ma Battisti riesce a fuggire. Si trasferisce in Brasile dove ottiene lo status di rifugiato politico nel 2009, una decisione che accende tensioni politiche tra Roma e San Paolo. Nel 2010 l’ex presidente brasiliano, Lula da Silva, decide di non concedere l’estradizione all’Italia. Ma con l’elezione di Jair Bolsonaro il clima politico nel Paese è cambiato: giovedì 13 dicembre 2018 il giudice della Corte Suprema brasiliana aveva nuovamente ordinato l’arresto di Battisti in vista di una possibile estradizione verso l’Italia. Era riuscito ancora una volta a scappare, ma poche settimane dopo è stato catturato a Santa Cruz de la Sierra.