Il senatore della Lega Roberto Calderoli è stato condannato a 18 mesi di carcere dal tribunale di Bergamo, che ha riconosciuto l’aggravante razziale, per gli insulti all’allora ministro alle Pari opportunità Cécile Kyenge. In un comizio a Treviglio, vicino Milano, nel luglio 2013 Calderoli aveva paragonato l’esponente del governo Letta ad un orango. «Abbiamo vinto un’altra volta – ha scritto su Facebook Kyenge, oggi europarlamentare del Pd – Il razzismo la paga cara».
Dall’inizio della vicenda sono passati quasi sei anni. Nel corso del comizio Calderoli si era rivolto con disprezzo e termini ingiuriosi nei confronti dell’allora ministro Kyenge: «Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto — aveva detto al microfono —, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango». Tempo quattro giorni, e Calderoli era stato indagato dai pm di Bergamo con l’ipotesi di diffamazione aggravata dall’odio razziale. La questione finì anche al Senato. Inizialmente, spiega il Corriere, la richiesta di autorizzazione era stata respinta dal Senato che aveva difeso Calderoli sostenendo che le sue erano opinioni «espresse da un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni» e quindi insindacabili. Il tribunale di Bergamo fece quindi ricorso alla Corte Costituzionale che gli diede ragione: «Anche se si tratta del primo grado di giudizio, e anche se la pena è sospesa – commenta Kyenge su Facebook – è una sentenza incoraggiante per tutti quelli che si battono contro il razzismo. Perciò esprimo la mia soddisfazione per questa vicenda: non solo per questioni personali, ma anche perché la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si può e si deve combattere per vie legali, oltre che civili, civiche e politiche».