Nel 2016 Papa Francesco lo scelse per la celebrazione della lavanda dei piedi del giovedì santo, inchinandosi davanti a 12 profughi, ora il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, a nord di Roma, è il primo della lista dei Cara che dovranno chiudere i battenti, a poco più di un mese dala conversione in legge del decreto sicurezza. La struttura sarà completamente svuotata e chiusa entro fine mese e i circa 500 migranti attualmente presenti saranno trasferiti altrove.
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— San Francesco Assisi (@francescoassisi) January 22, 2019
I primi 30 sono stati portati via in autobus, un altro gruppo di 75 è pronto per essere trasferito. Non ci sono stati incidenti, ma divampano le polemiche sulle modalità della comunicazione della chiusura del centro e anche su quelle dei trasferimenti. «Siamo dispiaciuti e preoccupati. Chiediamo che non vengano trattati come bestiame», ha detto il parroco della vicina chiesa di Santa Lucia, padre José Manuel Torres. «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno»: hanno affermato, citando il vangelo di Luca, i frati di Assisi in un tweet indirizzato ai vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, e al premier Giuseppe Conte. Mentre esponenti del Pd hanno stigmatizzato procedure portate avanti «senza adeguato preavviso, separando donne, uomini e bambini, secondo una modalità che ricorda i lager nazisti», come ha tuonato il deputato Roberto Morassut.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in una diretta Facebook ha spiegato i motivi della chiusura: «C’era un grande centro di accoglienza per immigrati che in passato era arrivato ad accogliere più di mille persone. Siamo arrivati a fare una scelta di normalità. Si erano dimezzati gli ospiti da mille a 534. Chiudiamo una struttura ormai sovradimensionata risparmiamo il milione di euro del contratto di affitto e i cinque milioni della gestione annua». Salvini, nel post, definisce «balle spaziali» le ricostruzioni giornalistiche in merito. «Tutti gli ospiti che erano dentro con diritto saranno trasferiti in altre strutture- ha chiarito -Chi ha diritto non perderà nulla semplicemente verrà trasferito in altre bellissime strutture. Noi non mettiamo sulla strada nessuno, però se sei qui a chiedere asilo politico, non puoi pretendere di andare a Cortina. Io mi rifiuto di spendere sei milioni, disperdere sei milioni di euro all’anno dei cittadini italiani quando si può fare in altra maniera. Capisco che qualcuno si sta innervosendo perché stiamo smontando il business. La pacchia è finita».
Nessuna riconoscenza per il comune di Castelnuovo di Porto che ha fronteggiato l’emergenza nazionale per 10 anni, con il secondo centro di accoglienza più grande del Paese. Avvenire racconta che il rapporto col paese, che ha circa 8.500 abitanti, era «positivo» con i ragazzi inseriti nel contesto scolastico e parrocchiale, e circa 80 migranti impegnati in lavori socialmente utili all’interno del comune. A confermarlo anche il sindaco Riccardo Travaglini: «Il modello d’integrazione funzionava: uno dei primi atti, dopo il grande caos di “mafia capitale”, è stato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Prefettura per progetti culturali e di volontariato, ma soprattutto per l’inserimento scolastico dei bambini, che adesso saranno costretti a lasciare aula, maestre e compagni senza sapere dove andranno e cosa li aspetta». Il 31 gennaio il Cara di Castelnuovo di Porto verrà chiuso: tutti verranno trasferiti, i bambini dovranno lasciare le scuole, i giovani che avevano avviato percorsi di integrazione rischiano di finire in strada, e oltre 100 lavoratori del Cara (medici, psicologi, mediatori culturali e insegnanti) rischiano il licenziamento.