Due stipendi saltati per gli impiegati del governo, sicurezza a rischio negli aeroporti, riflessi negativi sull’economia nazionale: sono gli elementi che hanno portato il presidente degli Stati Uniti alla riapertura del governo. Dopo 35 giorni Trump ha messo fine allo shutdown più lungo della storia americana, ma ad una condizione: entro il 15 febbraio democratici e repubblicani dovranno trovare un accordo sulla sicurezza al confine. In queste tre settimane il presidente Trump proverà in ogni modo a convincere i suoi oppositori a finanziare il muro con il Messico.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 25, 2019
Lo shutdown era iniziato il 21 dicembre, quando Trump aveva proposto di includere alla legge che periodicamente rifinanzia le attività federali un fondo da 5 miliardi di dollari per costruire un muro al confine col Messico, la più famosa e controversa delle sue promesse elettorali. Tanti i disagi che questa decisione ha provocato: circa 800 mila dipendenti federali sono rimasti senza stipendio, alcuni aeroporti sono rimasti chiusi per motivi di sicurezza. Se a questo si aggiungono le fosche previsioni sulle ricadute economiche future, si capisce il motivo della resa di Trump. A questi fattori se ne aggiungono altri, più politici. In questo periodo la popolarità di Trump era ulteriormente calata, segno che parte dell’elettorato avesse attribuito a lui e ai Repubblicani la responsabilità di questa situazione. Una rilevazione Associated Press di due giorni fa dava la popolarità del presidente in caduta libera: solo il 34% degli americani ne approva la politica, otto punti in meno rispetto all’inizio dello scontro sul muro.
Sembra improbabile che nelle prossime tre settimane ci possano essere grandi cambiamenti: Trump continuerà a chiedere finanziamenti per il muro e i Democratici a opporsi. Con tutta probabilità Trump ha approvato la fine dello shutdown in modo da poter pagare gli stipendi ai lavoratori federali e forse per provare a convincere alcuni parlamentari Democratici moderati. Se questo non accadrà viene rilanciata la possibilità di una nuova chiusura del governo, dopo il 15 febbraio, insieme all’opzione ultima, quella dichiarazione dello stato di emergenza al confine meridionale che darebbe alla Casa Bianca la possibilità di finanziare il muro senza passare dal voto del Congresso.