
«La vittoria di Theresa» avevano titolato i tabloid inglesi sull’esito delle votazioni alla camera dei Comuni che hanno autorizzato la premier a rinegoziare l’accordo con l’Unione europea, escludendo un rinvio della Brexit. Ma è il presidente della commissione Jean Claude Juncker a vanificare l’auspicio di Londra: «L’accordo di divorzio non sarà rinegoziato. Resta il solo e il migliore possibile, lo abbiamo detto a novembre, ribadito in dicembre e poi a gennaio».
Anzi, secondo Bruxelles si fa sempre più vicino il precipizio del “no deal”, l’uscita dall’Unione in assenza di qualunque accordo. «Il voto ha accresciuto il rischio – evidenzia Juncker – di un ritiro disordinato del Regno Unito. Dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per prepararci a tutti gli scenari, compreso il peggiore». La premier britannica Theresa May dal canto suo non demorde e ha incontrato il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn. «Ho avuto il piacere di incontrare Jeremy Corbyn e discutere su come garantire che la Gran Bretagna lasci l’Ue il 29 marzo evitando il no deal», ha twittato la premier May.
I was pleased to meet @JeremyCorbyn and discuss how we ensure Britain leaves the EU on 29 March. I stressed to him the importance of the UK being able to do our own trade deals, and emphasised that the only way to avoid No Deal is to vote for a deal.
— Theresa May (@theresa_may) January 30, 2019
Il Parlamento ha, comunque, dato a Theresa May quindici giorni per cercare di convincere la Ue a cambiare il patto di uscita dall’Unione concordato in due anni di trattative. In particolare su un punto: il backstop. Ovvero la misura in base alla quale tutto il Paese resterebbe a tempo indeterminato nell’unione doganale se non si trova un altro sistema per tenere aperto per merci e persone il confine fra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Ma in queste settimane tutti i leader europei hanno affermato che il backstop viene considerato «non rinegoziabile» dall’Unione Europea, così come tutto il resto dell’accordo. Se l’Ue non accettasse di rinegoziare l’accordo e il Parlamento britannico restasse fermo sulle sue posizioni, quindi continuando a rifiutare l’intesa raggiunta tra May e Ue, aumenterebbero le possibilità di arrivare al 29 marzo, data fissata per Brexit, senza alcun accordo, concretizzando il temuto scenario “no deal”.