Da quest’anno, i libri scolastici diffusi nelle scuole ungheresi saranno pubblicati esclusivamente dal Centro statale dello sviluppo dell’istruzione (Ofi). Dopo il controllo dei media, la guerra alle ong, la detenzione dei richiedenti asilo, nella lista nera delle violazioni dei diritti fondamentali di cui l’Europa accusa il governo di Viktor Orbán potrebbe aggiungersi la «censura» dei testi scolastici. A questo sembra puntare la riforma dell’istruzione pubblica che mette al bando i libri pubblicati da editori privati.
Docenti e genitori si sono opposti al provvedimento, evidenziando che i nuovi manuali fanno da megafono didattico al nazionalismo del primo ministro. Ad esempio, nei testi si parla dell’immigrazione come un pericolo «per i valori tradizionali» della nazione e dell’Unione europea come un organismo che favorisce gli Stati del Sud Europa. «Gli studenti imparano che i migranti sono pericolosi, e che la lotta della nazione ungherese contro gli stranieri è un valore assoluto», dice Laszlo Miklosi, presidente dell’Associazione degli insegnanti di Storia.
Soffrono della riforma anche le università. La Central European University, fondata dal miliardario filantropo e noto nemico di Orbán, George Soros, ha dovuto trasferire tutti i suoi corsi a Vienna, perché il governo non ha rinnovato la sua licenza. Un decreto governativo ha obbligato gli atenei a rimuovere i corsi relativi al cosiddetto «gender», cancellando le cattedre istituite in materia in alcuni dipartimenti di Sociologia. «Questo studio non coincide con la filosofia del nostro governo», aveva dichiarato il portavoce governativo Zoltan Kovacs rispondendo alle accuse di controllo politico.