«Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita». Non è certo che la frase sia stata pronunciata da Albert Einstein, ma sicuramente è l’emblema del pericolo concreto che l’umanità sta correndo. E per correre ai ripari c’è chi costruisce “hotel” nei parchi, chi programma alveari tecnologici da controllare con gli smartphone, chi mette al bando i pesticidi dannosi per la salute degli insetti. C’è persino una giornata internazionale dedicata alle api che si è celebrata nel 2018 per la prima volta. E ci sono un milione e 745mila persone in Baviera che hanno firmato una petizione per la convocazione di un referendum per la tutela degli insetti impollinatori.
Veleni, pesticidi, inquinamento, urbanizzazione, campi magnetici e mutazioni climatiche stanno eliminando gli insetti impollinatori, essenziali per i cicli naturali, tanto che un rapporto delle Nazioni Unite ha messo in evidenza come la loro scomparsa potrebbe avere effetti disastrosi sull’intero ecosistema. Negli ultimi 30 anni si è assistito a un inesorabile declino: oggi in Baviera il 54% delle api è sparito o in via d’estinzione. La proposta referendaria, promossa dalla Lega per la protezione della natura (‘Bund Naturschutz’) e dai Verdi, prevede che il 20% delle terre agricole siano coltivabili entro il 2025 con criteri biologici, arrivando poi al 30% nel 2030. Il 10% degli spazi verdi, inoltre, dovrebbe essere trasformato in prati fioriti. E i pesticidi verrebbero banditi in ampie aree del Land della Germania. Per ottenere il voto servivano almeno 950mila firme (il 10% della popolazione bavarese) e ne sono arrivate il doppio, nonostante l’opposizione degli agricoltori. Ora il referendum dovrà essere organizzato entro sei mesi.
Tutto questo accade mentre in Unione europea si discute sulle linee guida utilizzate dall’Efsa proprio per valutare l’impatto dei pesticidi sulle api. Per il momento l’Ue ha messo al mando solo tre dei cinque pesticidi considerati responsabili dell’estinzione delle api (clothianidin, imidacloprid, thiamethoxam, thiacloprid e acetamiprid). La Francia è, invece, il primo paese europeo ad averli vietati tutti. Diversi studi hanno dimostrato che i pesticidi neonicotinoidi attaccano il sistema nervoso centrale degli insetti, portando alla perdita di memoria e alla riduzione della loro fertilità. Le api che non riescono a trovare la via per tornare all’alveare muoiono rapidamente.
Ma per la crisi delle api c’è anche chi cerca soluzioni che possono sembrare più creative. A Roma hanno aperto i primi BeeHotel dedicati interamente alle api solitarie per tutelare la biodiversità in città e favorire il prezioso lavoro di questi insetti impollinatori. Sono strutture esagonali in legno, al cui interno sono disposte cannucce di carta, ciocchetti e laniccia: materiali che poi le api adattano per costruire un rifugio dove deporre le uova e proteggere le larve. Ma ci sono anche alveari tecnologici, come quello della startup lombarda 3bee, creata da un biologo e un esperto di elettronica. I sensori rilevano temperatura, umidità e suoni negli alveari. I dati sono poi elaborati da un algoritmo e possono essere consultati dall’apicoltore sullo smartphone.