La tensione sulle frontiere venezuelane si sta trasformando in scontro aperto, con le milizie fedeli a Nicolas Maduro che sparano lacrimogeni e proiettili di gomma sui dimostranti per impedire il passaggio degli aiuti internazionali. La decisione del regime di chiudere le frontiere con Brasile e Colombia è soprattutto politica: gli aiuti, che provengono dagli Stati Uniti e dai loro alleati, sono visti dal regime venezuelano come un tentativo di ingerenza negli affari interni del Venezuela.
VIDEO: Dozens of Venezuelan workers trying to enter Colombia are blocked by security forces, after Nicolas Maduro's government announced the closure of the border in western Tachira state pic.twitter.com/B4eTpukQOw
— AFP News Agency (@AFP) February 23, 2019
A Cucuta, in territorio colombiano, 14 camion con 240 tonnellate di medicine e cibo attendono di attraversare il confine. Il primo camion di aiuti umanitari che era riuscito a passare oggi dalla Colombia al versante venezuelano del ponte Francisco de Paula Santander, è stato incendiato dalle forze di sicurezza di Maduro. Il ministro degli esteri colombiano denuncia «l’uso di lacrimogeni e armi non convenzionali» da parte dei militari venezuelani. «Continuiamo a ricevere sostegno dalla comunità internazionale, che ha potuto vedere con i suoi stessi occhi come il regime usurpatore violi il protocollo di Ginevra, dove si dice chiaramente che distruggere gli aiuti umanitari è un crimine contro l’umanità», ha scritto su Twitter Juan Guaidó, presidente «incaricato» ad interim del Paese.
https://twitter.com/jguaido/status/1099415494053031936
Ad inasprire la situazione la notizia dell’avvelenamento del deputato dell’opposizione Freddy Superlano. È ricoverato in gravi condizioni dopo aver ingerito, in un ristorante di Cucuta, la burundanga (“Il respiro del diavolo”, o scopolamina), un alcaloide allucinogeno che si ricava dalla corteccia dell’albero borrachero, diffuso in Colombia, e viene usato come anestetico ma altamente tossico in dosi elevate. Il suo partito, guidato da Juan Guaidó, ha confermato che il cugino e assistente del deputato, Carlos Surinas, è morto per aver ingerito la stessa sostanza.
Su tutti i confini la situazione è tesa, con manifestazioni a favore degli aiuti e la repressione della Guardia Nacional di Maduro. Due camion di aiuti sono entrati dalla frontiera brasiliana, secondo quanto annunciato dallo stesso Guaidó su Twitter. Ma secondo quanto riferiscono fonti locali i convogli sono rientrati in territorio brasiliano a causa delle violenze delle milizie fedeli a Maduro. A Santa Elena de Uairen, sul confine brasiliano, i “colectivos” composti da irregolari chavisti hanno sparato sui manifestanti, in gran parte membri delle comunità indigene Pemon. Il giornale brasiliano O Globo parla di quattro morti.
Sono continui gli appelli dell’opposizione affinché le forze armate smettano di obbedire agli ordini e lascino passare gli aiuti umanitari. «Chi non sta a fianco del popolo e impedisce l’ingresso degli aiuti è un disertore che tradisce il nostro popolo. Chi ci accompagna a salvare la vita dei venezuelani è un vero patriota», ha detto Juan Guaidó. E si cominciano a registrare le prime defezioni significative. Almeno 60 soldati e poliziotti sono passate dalla sua parte. Tra loro il maggiore Hugo Parra Martinez che ha riconosciuto Guaidò come “presidente” dicendosi pronto a «combattere con il popolo venezuelano in ogni fase».
1/3 Estoy saliendo de hablar con los militares que hoy se incorporaron a la ruta constitucional. Nos reiteran que lo que hoy hay en la FAN es miedo, necesidad e irrespeto. Son soldados que en algun momento tuvieron ilusión por la carrera militar y hoy son prisioneros del terror.
— Juan Guaidó (@jguaido) February 24, 2019
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