Otto mesi dopo il primo vertice a Singapore tra il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, il loro nuovo incontro ad Hanoi, previsto il 27 e 28 febbraio, suscita grandi aspettative: la denuclearizzazione della penisola coreana e la distensione diplomatica tra Stati Uniti e Corea del Nord, storicamente nemici fin dalla nascita dello stato asiatico.
Very productive talks yesterday with China on Trade. Will continue today! I will be leaving for Hanoi, Vietnam, early tomorrow for a Summit with Kim Jong Un of North Korea, where we both expect a continuation of the progress made at first Summit in Singapore. Denuclearization?
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 24, 2019
Già a Singapore le parti avevano concordato un progressivo disarmo nucleare e, almeno in parte, missilistico della Corea del Nord. Trump ha dichiarato che lui e Kim si attendono una «continuazione dei progressi» fatti a Singapore. Gli analisti, però, dubitano che Kim Jong-un sia davvero pronto a rinunciare all’arsenale di ordigni nucleari e missili che la sua dinastia (dal nonno a padre) ha fatto costruire come «polizza di assicurazione sulla sopravvivenza». Ma Trump dice di «non avere fretta» e di «non voler far fretta» a nessuno, aggiungendo che la cosa più importante al momento è che la Corea del Nord non faccia test militari. In effetti Pyongyang ha effettuato l’ultimo test nucleare nel settembre 2017, e l’ultimo test missilistico nel novembre dello stesso anno. Ma il presidente Usa oltre al congelamento stabile dei test, si aspetta un elenco dettagliato degli impianti in Nord Corea, in modo che ispettori possano verificare, e una riduzione dell’arsenale. Obiettivi ragionevoli, che saranno discussi nei due giorni di Hanoi.
L’obiettivo principale di Kim, oltre alle garanzie per sé e per il regime, è il ritiro delle sanzioni economiche. Trump vorrebbe aspettare passi concreti sulla via del disarmo e potrebbe intanto concedere agli alleati sudcoreani di cominciare ad aiutare economicamente il Paese. Il successo di questo vertice potrebbe portare alla «Dichiarazione di fine della guerra di Corea», che ufficialmente è ferma all’armistizio del 1953. Tecnicamente, infatti, Stati Uniti e Corea del Nord sono ancora in guerra. Inizialmente, scrive il New York Times, i diplomatici sudcoreani erano scettici su questa eventualità: ma sembra che ora sia stata presa seriamente in considerazione. Se i due leader a Hanoi dichiarassero che la guerra è finita scriverebbero una pagina di storia. Trump è tentato: non fa mistero di sognare il Nobel per la Pace.
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