In un periodo di crisi di consensi la vicenda di Giulia Sarti riflette la parabola del Movimento 5 stelle. Attivista antimafia iscritta al primo meetup di Bologna, parlamentare e presidente della Commissione Giustizia alla Camera poi travolta da Rimborsopoli. Quando un anno fa esplose lo scandalo delle Iene sui mancati rimborsi dello stipendio versati dai parlamentari grillini per finanziare il microcredito, Giulia Sarti sembrava essere arrivata alla fine della sua corsa. Ma dopo aver scaricato tutte le accuse sull’ex fidanzato Andrea Tibuche Bogdan ha cominciato la sua risalita e mentre altri cadevano sotto la scure delle espulsioni, lei non solo riuscì a salvarsi e a essere candidata alle elezioni del 4 marzo 2018, ma venne rieletta e arrivò alla presidenza della Commissione Giustizia alla Camera.
Trentadue anni, di Rimini, dopo aver ottenuto il diploma scientifico si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Bologna nel 2012. Già qualche anno prima, era il 2007, aveva iniziato a frequentare il Meetup bolognese, emergendo tra gli attivisti più impegnati. Nonostante questo, sia le elezioni regionali del 2010 che quelle amministrative a Rimini del 2011 non la premiarono: in entrambi i casi non riuscì ad essere eletta. Ma per lei l’attesa non si rivelò vana perché il successo arrivò con le elezioni politiche del 2013: eletta alla Camera nella circoscrizione Emilia-Romagna.
Giulia Sarti era entrata in Parlamento con un obiettivo ben preciso: «Portare in Parlamento quel fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza e della contiguità». Ma d’altronde fino a quel momento nessuno aveva mai avuto nulla da eccepire su di lei. Anzi, sempre nel 2013, la Sarti fu vittima di un attacco hacker che portò alla luce e alla diffusione di alcuni suoi scatti privati. E fu proprio in quell’occasione che conobbe Andrea Bogdan Tibusche, l’ex fidanzato finito con lei nel calderone di Rimborsopoli. Quando Le Iene tirarono fuori lo scandalo dei mancati rimborsi, la Sarti riuscì a convincere il Movimento della sua innocenza incolpando proprio l’ex fidanzato, che poteva accedere ai suoi conti liberamente. In totale l’ammanco calcolato era di oltre 23 mila euro, che furono immediatamente versati quando esplose lo scandalo.
Ma una volta resa nota la notizia dell’archiviazione dell’ex fidanzato la Sarti si è autosospesa dalla presidenza della Commissione Giustizia e dal Movimento. Stando alle dichiarazioni del vicepremier e leader grillino, Luigi Di Maio, per lei non sembrano esserci nuove speranze di una salvezza dall’espulsione. «Credo che l’espulsione sia doverosa», ha detto Di Maio anche se si dovrà attendere la valutazione dei probiviri. Impegnata nella lotta alla mafia, desiderosa scardinare i privilegi della casta: Giulia Sarti era tutto quello che al Movimento 5 Stelle sarebbe piaciuto essere. E che invece non è più.
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