Porta al cimitero teutonico in Vaticano l’ultima pista legata alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo le ossa ritrovate nella Nunziatura Apostolica, adesso alcune segnalazioni accreditano l’ipotesi che una tomba possa custodire i resti della giovane sparita nel 1983. La famiglia Orlandi ha presentato formale istanza alla segreteria di Stato, in particolare al cardinale Pietro Parolin, per conoscere la storia di quel loculo e, se i risultati non saranno certi, ottenerne l’apertura.
«Posso confermare che la lettera della famiglia di Emanuela Orlandi è stata ricevuta dal cardinale Pietro Parolin e che verranno ora studiate le richieste rivolte nella lettera». È quanto afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, rispondendo alle domande dei giornalisti a proposito della notizia pubblicata dal Corriere della Sera sul caso di Emanuela Orlandi.
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Nella premessa dell’istanza, l’avvocatessa Laura Sgrò ribadisce al cardinale Parolin la «supplica» della famiglia Orlandi «di dissipare le ombre che hanno coinvolto, sin da subito e non immotivatamente, la Santa Sede nella scomparsa di Emanuela». E per questo chiede di «autorizzare l’audizione di tutti i prelati che hanno ricoperto ruoli apicali e in questa veste si sono occupati negli anni delle vicende legate al rapimento di Emanuela». Nell’elenco ci sono il cardinale Giovanni Battista Re, il cardinale Eduardo Martinez Somalo, il cardinale Angelo Sodano, il cardinale Tarcisio Bertone e monsignor Pietro Vergari che ebbe un «ruolo chiave nella vicenda che coinvolge Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, sepolto incredibilmente nella Basilica di Sant’Apollinare». L’obiettivo è sempre quello di verificare «quali trattative ci siano state tra le alte gerarchie e i rapitori di Emanuela dopo la sua sparizione», ma l’interesse della famiglia riguarda in particolare «che cosa è accaduto negli anni successivi e di accedere a tutti gli atti custoditi presso la Segreteria di Stato che riguardino il “caso Orlandi”».
Secondo la segnalazione giunta all’avvocatessa Sgrò, rappresentante della famiglia Orlandi, appoggiato a una parete del cimitero c’è la statua di un angelo che tiene un foglio con la scritta in latino «Requiescat in pace», «Riposa in pace». L’estate scorsa una lettera con allegata la foto della tomba è stata recapitata allo studio legale: «Cercate dove indica l’angelo». A quel punto sono state avviate indagini difensive effettuando verifiche sullo stato dei luoghi e si è scoperto che la tomba è stata aperta almeno una volta e che la datazione della statua è diversa da quella della lastra. Ma si è soprattutto «verificato che alcune persone erano state informate della possibilità che i resti di Emanuela Orlandi fossero stati nascosti nel cimitero teutonico», come spiega la stessa avvocatessa. «Alcune fonti — è scritto nell’istanza depositata il 25 febbraio scorso — riferiscono che più persone da anni sono solite deporre i fiori in segno di pietà nei confronti dell’Orlandi che lì sarebbe seppellita. Per fugare ogni dubbio sul contenuto, si ritiene opportuno una ricerca negli archivi di ogni documento relativo a tale loculo per individuare chi vi risulti essere stato sepolto».