Huawei fa causa all’amministrazione Trump per la legge che vieta alle agenzie federali statunitensi di usare i prodotti dell’azienda tecnologica cinese per ragioni di sicurezza nazionale. La norma contestata dalla società cinese di telecomunicazioni è quella contenuta nel National Defense Authorization Act. La mossa di Huawei cade in un momento delicatissimo dei rapporti tra Usa e Cina, quando un accordo sui dazi e sulle politiche commerciali sembra ormai ad un passo all’essere sottoposto e firmato da Donald Trump e Xi Jinping, in un summit che dovrebbe svolgersi a fine mese in Florida.
Già da prima dell’arresto della direttrice finanziaria di Huawei Meng Wanzhou, avvenuto nel dicembre 2018, sia le agenzie di intelligence statunitensi che l’amministrazione stavano infatti prendendo provvedimenti contro Huawei per il timore di possibili attacchi informatici e operazioni di spionaggio compiute dalla Cina attraverso i prodotti dell’azienda. Il colosso delle tlc, all’avanguardia sul fronte delle reti di nuova generazione 5G, è inoltre stato accusato dal Dipartimento di giustizia americano di aver rubato segreti commerciali e di aver aggirato le sanzioni Usa all’Iran, continuando a fare affari con Teheran.
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Secondo Huawei, che nega di agire nell’interesse del governo cinese, il divieto per le agenzie federali americane di usare i suoi prodotti è incostituzionale perché non è stato deciso a seguito di un processo. L’azienda sostiene che le istituzioni americane non abbiano prove sufficienti per giustificare il boicottaggio. Intanto, la Corte suprema della British Columbia a Vancouver, in Canada, ha fissato la data dell’8 maggio per la prima udienza in cui si dovrà discutere sulla estradizione negli Usa di Meng Wanzhou, responsabile finanziaria di Huawei.