Naso chiuso, occhi arrossati, starnuti a raffica: con l’arrivo della primavera torna l’incubo allergie. Colpa dei pollini, che da marzo a giugno aumentano la loro concentrazione, anche se ormai per il clima tropicale che viviamo costantemente, i calendari pollinici ci indicano che la fioritura di alcune piante, prima definite appunto “stagionali”, avviene durante quasi tutto l’anno e per questa ragione ci troviamo a parlare di allergeni perenni. Un esempio emblematico è rappresentato nelle aree mediterranee dalla fioritura della pianta della parietaria officinalis, parietaria judaica e delle graminacee (mazzolina, festuca, loietto, codolina, erba fienarola).
Dalla rinite alla congiuntivite allergica, dal prurito al naso alla congestione nasale, dalla tosse all’asma: sono questi i principali disturbi che caratterizzano l’allergia da polline. Ma non solo. Molti pazienti potrebbero avere problemi anche a tavola a causa delle cosiddette “cross-reattività” o reattività crociate. Iniziano ad arrivare all’osservazione dell’otorinolaringoiatra e dell’allergologo pazienti non solo affetti da rinite ma contestualmente da gonfiore delle labbra, della lingua, definita Sindrome Orale Allergica, delle mucose delle alte vie respiratorie, ma anche da orticaria e prurito in tutto il corpo. Queste condizioni sono quadri clinici che richiedono tempestività terapeutica poiché possono rivelarsi fatali per insufficienza respiratoria e shock anafilattico.
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La reattività crociata è un disturbo che si manifesta clinicamente quando si associano due o più allergie, definite appunto “allergie crociate”. Le reazioni crociate avvengono quando gli anticorpi prodotti dal nostro corpo, che sono diretti verso uno specifico allergene (esempio di allergene, la pesca), riconoscono molecole allergeniche simili presenti in un’altra fonte allergenica (per esempio, l’albicocca). Nelle reazioni crociate anche le vie di esposizione dell’allergene possono essere diverse: sono comuni le allergie crociate tra pollini (allergeni inalati) e cibi (allergeni ingeriti) o tra lattice (esposizione cutanea) e alcuni alimenti (esposizione per via digestiva), così come tra nichel e molti alimenti. Negli adulti l’80% dei casi di allergia alimentare sono preceduti da sensibilizzazione ed allergia respiratoria. Alla luce di questi dati è importante capire che bisogna eseguire una completa visita diagnostica allergologica per poter curare in maniera mirata le patologie allergiche.
In molti alimenti sono presenti molecole proteiche simili alle molecole proteiche che si trovano in alcuni pollini. È noto, per esempio, che l’allergene maggiore degli acari della polvere è presente anche nei crostacei. In questo caso quindi è facilmente comprensibile che ci possono essere soggetti con allergia ad acari (allergia da inalanti) e allergia a crostacei (da ingestione). Ma la “reattività crociata” è una reazione che può avvenire anche tra diversi alimenti. Spesso ci si sensibilizza inizialmente verso un alimento e dopo si possono manifestare delle reazioni verso alimenti di tipo diverso ma simili, come ad esempio frutta con frutta, frutta secca con frutta secca o carni di vario tipo. Fra gli alimenti che possono generare un’allergia crociata vanno segnalati la carne, il pesce e i crostacei. Solitamente i pazienti che sono allergici ad un pesce manifestano allergie mangiando tutti i tipi di pesce a lisca (un esempio facilmente comprensibile è chi è allergico al merluzzo potrà manifestare sintomi allergici ingerendo la trota, la carpa, il salmone, il nasello, etc). Generalmente chi è allergico ai crostacei non è allergico ad un solo crostaceo in particolare, ma può essere allergico a tutta la famiglia dei crostacei e in alcuni casi anche a molluschi, mitili, seppia.
Le reazioni crociate variano sensibilmente in diverse aree geografiche e ciò è dovuto al tipo di allergene verso cui si è sensibilizzata prevalentemente la popolazione. Esistono infatti differenze in termini di entità e gravità di sintomo e di tipo di esposizione all’allergene tra il Nord ed il Sud Italia. Al Nord Italia è frequente la reazione crociata tra betulla e pollini, e betulla e alcuni frutti tra cui mela, pera, pesca, albicocca, prugna per il meccanismo della reattività crociata dovuta all’allergene maggiore della betulla che si riscontra anche in alcuni frutti facenti parte della famiglia delle rosacee. Al Sud la presenza di polline di betulla è scarsissima per cui la reazione crociata polline/frutta è rara, ma è frequente la sensibilizzazione primaria alla frutta dovuta ad una molecola chiamata Lipid Tranfer Protein (Ltp), che è resistente ai succhi gastrici e al calore ed è responsabile di sintomi molto più gravi rispetto a quanto avviene nelle reazioni polline/frutta, che in genere si limitano a sintomi del cavo orale (Sindrome Orale Allergica). Bisogna evitare l’assunzione di alimenti crudi e cotti a cui si è allergici nel caso della sensibilizzazione a Ltp.
Il consumo di determinati alimenti può provocare prurito, tumefazione e la comparsa di vescicole sulla mucosa orale ma possono anche comparire raffreddore, congiuntivite, asma e reazioni cutanee come l’orticaria. La manifestazione più frequente è la cosiddetta “Sindrome Orale Allergica” (Soa) che inizia quasi subito, nel momento del consumo dell’alimento e causa prurito, formicolii e gonfiore alle labbra che possono estendersi a palato e lingua. Nella maggior parte dei casi si risolve da sola in poco tempo. Tuttavia, in alcuni soggetti predisposti possono anche manifestarsi altri sintomi più gravi che richiedono una visita dallo specialista e terapia medica d’urgenza. Ci sono poi altri sintomi, più rari, che possono comparire al momento del consumo o entro un’ora circa dall’assunzione dell’alimento, quali orticaria, edema angioneurotico, rinite, congiuntivite, asma bronchiale, edema della glottide, disturbi gastrointestinali e nei peggiori dei casi shock anafilattico.
Uno degli errori più comuni sul piano della diagnosi è quello di sottoporsi ad esami non riconosciuti scientificamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quali test muscolare per allergie o chinesiologia applicata, test cutaneo elettrodermico e biorisonanza, test citotossico (Citotoxic Testing o Alcat), determinazione delle IgG e IgG4 specifica ai cibi. Sono metodi di diagnosi e di terapia delle malattie allergiche anomali non scientificamente comprovati. Sul piano terapeutico invece bisogna evitare il ‘fai da te’, le diete anti-allergie che si trovano su internet, le terapie o diete prescritte ad amici e parenti e i consigli ottenuti da medici non specializzati in materia. In particolare, le diete indicate in tabelle di reazioni crociate che si trovano in internet, perché sono tabelle generiche che non rispecchiano quanto avviene nel singolo individuo. Non tutte le persone allergiche ai pollini hanno necessariamente un’allergia crociata agli alimenti e non tutti gli alimenti che contengono molecole omologhe a quelle dei pollini sono causa di sintomi. Per questi motivi è importante che sia solo lo specialista a indicare, caso per caso, se e quale dieta seguire, anche allo scopo di limitare il rischio di squilibri nutrizionali.
Cosa fare quindi in caso di comparsa di sintomi? Dopo avere risolto il quadro clinico con le terapie prescritte dal proprio medico di famiglia o da un pronto soccorso o da un medico specialista, è importante rivolgersi rapidamente a un allergologo con esperienza di allergia alimentare che attraverso dei test scientificamente riconosciuti dall’Oms e seguendo le ultime linee guida in termini diagnostico-terapeutici potrà identificare gli alimenti in causa e fornire gli opportuni consigli personalizzati caso per caso, in relazione alle cause e all’allergene responsabile della sintomatologia. Se il caso lo richiede bisogna prescrivere un kit di terapia d’urgenza (da portare sempre con sé) adeguato alla gravità delle manifestazioni. Le terapie oggi per il trattamento delle patologie allergologiche sono diverse, molto innovative e permettono di curare il paziente definitivamente, o quasi, desensibilizzandolo.