Il Ppe ha deciso di sospendere con “effetto immediato” Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán. Una sospensione, votata da 190 membri con solo 3 contrari, che è però frutto di un compromesso tra i Popolari e l’esecutivo di Budapest che hanno così deciso di non danneggiarsi a vicenda prima delle prossime elezioni europee di maggio: in caso di cedimento, il Partito Popolare Europeo avrebbe perso credibilità dopo le richieste di espulsione giunte da parte di diversi Paesi nei confronti del premier ungherese, soprattutto dopo gli ultimi attacchi diretti alla Commissione europea e all’Ue, mentre Fidesz rischiava di indebolire troppo il proprio consenso interno.
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Una sospensione “concordata” che evita l’espulsione del movimento di Viktor Orbán, ma che limita di molto i poteri in mano al partito. Come annunciato dal presidente del Ppe Joseph Daul sul suo profilo Twitter, Fidesz «sarà sospesa con effetto immediato e fino a nuovo ordine». Secondo quanto si apprende dallo stesso Daul, Fidesz non potrà partecipare agli incontri dei Popolari, perderà il diritto di voto ma soprattutto non potrà proporre candidature. Sulla sospensione c’è stata una convergenza molto ampia, riuscendo a unire sia la parte moderata del partito sia quella più sovranista. In questo senso, sono state particolarmente importanti le parole di Sebastian Kurz, cancelliere austriaco da sempre vicino alle posizioni di Viktor Orbán e del Gruppo di Visegrad, che ha detto di essere favorevole a una sospensione di Fidesz per sei mesi. In Italia, Silvio Berlusconi aveva recentemente affermato di non volere l’espulsione del partito ungherese ma aveva chiesto al premier magiaro un cambiamento di rotta su alcuni temi. La condotta di Fidesz sarà monitorata da un collegio composto da tre probiviri che riferiranno alla presidenza del Ppe a tempo debito con un report dettagliato.