Lo splendido paradosso della bellezza italiana è l’essere insieme quotidiana e straordinaria, a volte sontuosa ed esplicita, altre nascosta e ferita. Il Fondo Ambiente Italiano invita tutti a guardare «l’Italia come non abbiamo mai fatto prima e costruire un ideale Ponte tra culture che ci farà viaggiare in tutto il mondo». Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate Fai di Primavera: giunta alla 27esima edizione, la manifestazione nazionale istituita dal Fondo Ambiente Italiano riapre luoghi solitamente inaccessibili e dà la possibilità, attraverso attività e visite guidate, di riscoprire i tesori nascosti del nostro Paese. Da nord a sud questa edizione vedrà protagonisti 1.100 luoghi aperti in 430 località in tutte le regioni, grazie alla spinta organizzativa dei 325 gruppi di delegati e ai 40mila apprendisti Ciceroni.
Mastio della Cittadella a Torino. In seguito al trattato di Cateau Cambrésís del 1559 Emanuele Filiberto, duca di Savoia, sceglie Torino come capitale dello Stato e nel 1564 incarica l’architetto Paciotto di progettare un’immensa cittadella pentagonale da erigersi all’angolo sud-ovest di Torino. Nel 1564 iniziano i lavori e nel 1566 viene inaugurata. L’intera area rimane per anni, anche dopo l’occupazione napoleonica e la smilitarizzazione della maggior parte delle fortezze sabaude, un impedimento per le espansioni della città. Alla metà dell’Ottocento, decaduta la funzione difensiva della piazzaforte, se ne decide la demolizione: solo il mastio, successivamente restaurato in forme eclettiche da Brayda, segna ancora oggi l’antico accesso alla cittadella. Dal 1896 ospita il Museo Storico Nazionale di Artiglieria.
Chiesa di Sant’Antonio Abate a Milano. Costruita a partire dal XIII secolo ma rimaneggiata più volte nel corso del tempo, la chiesa costituisce uno degli esempi più ricchi di stile barocco, oltre ad essere un luogo ricco di storia: qui, nel 1773, Mozart suonò per la prima volta l’opera “Exultate jubilate”.
Villa Pojana a Pojana Maggiore, Vicenza. È una villa veneta progettata da Andrea Palladio nel 1546 per la famiglia Pojana. Dal 1996 è nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, assieme alle altre ville palladiane del Veneto. L’edificio è specchio della committenza di origine militare, legata all’arte della guerra: il cavalier Bonifacio Pojana richiese al Palladio una villa che nella sua composta eleganza rievocasse la sobrietà e l’austerità della vita militare. Il cantiere è sicuramente attivo durante il settembre 1553 e risulta concluso nel 1555, compresa la decorazione plastica, eseguita per mano dei pittori Bernardino India e Anselmo Canera e dello scultore Bartolomeo Ridolfi.
Villa Aldrovandi Mazzacorati a Bologna. Nel 1760 il Conte Gianfrancesco Aldrovandi ereditò “il Palazzo a Camaldoli” posto nella campagna bolognese, dove gli Aldrovandi trascorrevano i mesi estivi. Ristrutturò il palazzo per farne una dimora più confortevole, affidando i lavori all’architetto Francesco Tadolini che tra il 1770 e il 1772 portò a compimento la facciata con il solenne pronao esastilo per sottolineare l’importanza dell’entrata principale. Il Conte realizzò nell’ala sinistra della villa un Teatro stabile inaugurato il 24 settembre 1763, oggi considerato uno dei più pregevoli e ben conservati esempi di teatro privato in villa settecentesca.
Ex Istituto Agronomico per l’Oltremare a Firenze. Il vasto edificio si impone per la sobria ed elegante architettura moderna e le monumentali figure di tema coloniale sulla facciata (opera di Mario Moschi) è oggi sede fiorentina dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Quando venne terminato, nel 1941, su progetto di Aurelio Ghersi, era destinato ad accogliere l’Istituto agronomico per l’Africa Italiana, dal 1959 Istituto Agronomico per l’Oltremare. Al gusto novecentista degli esterni corrispondono gli arredi interni, appositamente progettati, e le decorazioni con motivi esotici, esito del sodalizio tra architetti, ingegneri, arredatori e artigiani. Risalenti alle origini dell’istituto sono la ricca biblioteca, la vasta fototeca e il museo agrario tropicale con la raccolta di attrezzi e strumenti provenienti da vari paesi. Nel giardino, un’oasi verde in città, si trova l’importante collezione di piante tropicali e subtropicali, con oltre 350 specie.
Biblioteca comunale Mozzi Borgetti a Macerata. Nel 1773, in seguito alla soppressione dell’Ordine dei Gesuiti che avevano stabilito nel palazzo il loro collegio, papa Clemente XIV concesse al comune di formare una pubblica biblioteca all’interno dell’edificio. Soprattutto grazie a Bartolomeo Mozzi la biblioteca fu aperta ai cittadini nel 1787 con il nome di Biblioteca Mozziana. Nel 1833 il domenicano Tommaso Borgetti decise di fondare una seconda biblioteca, composta soprattutto dei volumi che egli stesso donò: la Biblioteca Borgettiana. Le due biblioteche vennero fuse nel 1855 dando vita alla Biblioteca Mozzi Borgetti, che oggi, con un patrimonio di circa 400.000 volumi, oltre 10.000 manoscritti e circa 300 esemplari di incunaboli, è una delle biblioteche più grandi delle Marche. La Sala degli Specchi, l’ambiente più raffinato dell’edificio, fu decorata a grottesche con affreschi che costituiscono un programma iconografico di stampo illuministico, come dimostrano i medaglioni con i ritratti di filosofi e scienziati illustri.
Palazzo Firenze a Roma. Fu una delle prime trasformazioni rinascimentali operate per il giubileo del 1550.Trasformazione portata a compimento da papa Giulio III Del Monte che grazie all’intervento di Bartolomeo Ammannati rese il palazzo moderno e sontuoso tanto da diventare la residenza dei Del Monte e dei cardinali dei Medici. Particolarmente ricca è la sala nota come la “Sala del Primaticcio”, affrescata da Prospero Fontana. Un delizioso giardino all’italiana con reperti archeologici impreziosisce la parte antica del palazzo. Fanno da cornice alla grande sala affrescata il “camerino dei Continenti”, aperto per l’occasione, ma soprattutto gli studioli affrescati da Jacopo Zucchi, al piano superiore, veri scrigni di tesori a metà strada tra scienza e alchimia. Oggi il palazzo è sede della prestigiosa Società Dante Alighieri.
Comprensorio Olivetti a Pozzuoli, Napoli. Dall’incontro dell’imprenditore Adriano Olivetti con Luigi Cosenza, uno dei maggiori protagonisti dell’architettura italiana, nasce agli inizi degli anni Cinquanta quello che viene considerato lo stabilimento industriale più bello del Paese. Il complesso si articola in vari corpi caratterizzati da ampie vetrate che mettono in comunicazione l’uomo, considerato centro della fabbrica, con il circostante panorama immerso nel verde e nella natura. Dopo la stagione dell’industria meccanica e delle telecomunicazioni, oggi una parte del vasto complesso è stata dedicata alla mission scientifica, in particolare al Tigem e al Cnr.
Banca d’Italia a Bari. Inaugurata nel 1932 è tra gli edifici più belli e importanti della città. L’assetto allocativo della Sede ricalca quello tipico degli stabili della Banca e si snoda su quattro livelli, oltre al piano interrato. La struttura architettonica, in ottimo stato di conservazione, presenta elementi di pregio a cominciare dal salone principale, con le vetrate artistiche dei velari a soffitto di ispirazione neo liberty. Lo scalone in marmi pregiati, di chiara impostazione eclettica, accompagna fino al primo piano dove, accanto agli ambienti di Direzione, è possibile ammirare la sala del Consiglio, resa particolare da un pregevole esempio di soffitto a cassettoni. Di notevole valore artistico sono inoltre i bassorilievi in marmo di Carrara dello scultore Gianni Remuzzi di Bergamo, posti alle pareti dell’atrio e del salone del pubblico.
Teatro Vittorio Emanuele a Messina. La posa della prima pietra del ‘novello Teatro’ di Messina, intitolato a Santa Elisabetta in omaggio a Maria Isabella di Spagna, madre di Ferdinando II, avvenne il 23 aprile 1842. L’inaugurazione del Teatro Santa Elisabetta avvenne il 12 gennaio 1852. Nel settembre 1860, con l’annessione al Regno d’Italia, la denominazione del S. Elisabetta fu mutata in “Vittorio Emanuele II”, in occasione dell’annessione del “Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emanuele II”. Danneggiato dal terremoto di Messina del 1908 è stato oggetto di un restauro che lo ha quasi interamente ricostruito. Il teatro fu ampliato all’interno ed il soffitto fu decorato da Renato Guttuso e rappresenta la leggenda di Colapesce. I lavori furono portati a termine definitivamente nel 1980.