Anche le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno annunciato la sconfitta del califfato nella Siria nord-orientale. Da settimane era in corso la battaglia per riconquistare l’ultima roccaforte dello Stato islamico a Baghuz e da qualche giorno circolavano notizie su una sua imminente fine. Dopo i tweet del presidente americano Donald Trump, la notizia della sconfitta definitiva dell’Isis a Baghuz viene confermata da Mustafà Bali, portavoce delle Forze democratiche siriane, la coalizione di arabi e curdi sostenuta dagli Stati Uniti. «Baghuz è stata liberata. Le Forze democratiche siriane dichiarano la totale eliminazione del cosiddetto califfato e la sconfitta territoriale al 100% dell’Isis. In questo giorno unico, commemoriamo migliaia di martiri i cui sforzi hanno reso possibile la vittoria».
Syrian Democratic Forces declare total elimination of so-called caliphate and %100 territorial defeat of ISIS. On this unique day, we commemorate thousands of martyrs whose efforts made the victory possible. #SDFDefeatedISIS
— Mustafa Bali (@mustefabali) March 23, 2019
La battaglia dei curdi contro l’Isis è cominciata alla fine del 2014, quando i jihadisti hanno lanciato l’assalto alla più importante città a stragrande maggioranza curda in Siria, Kobane. I raid americani e la resistenza dei guerriglieri delle Ypg, Unità di protezione del popolo, hanno salvato Kobane e di lì e cominciata una lunga controffensiva che ha portato alla conquista di Raqqa il 17 ottobre del 2017. L’offensiva curda nell’ultima sacca dell’Isis, lungo la sponda orientale dell’Eufrate, al confine dell’Iraq, è durata quasi quattro mesi, dall’inizio di dicembre. Gli irriducibili hanno resistito oltre l’inverosimile in un campo di tende fra il villaggio di Baghuz e la collina sovrastante. Le tende in realtà nascondevano gli ingressi di una rete di tunnel e cunicoli che hanno permesso ai jihadisti di tendere agguati e respingere gli assalti dei curdi per settimane. Ma alla fine i raid della coalizione internazionale li hanno costretti a ritirarsi sulla collina e sulla riva del fiume dove sono stati annientati.
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Il dato centrale è che in queste ore crolla definitivamente la dimensione territoriale del Califfato, elemento questo che sin dal 2013-2014 aveva caratterizzato le specificità dell’Isis rispetto ad Al Qaeda e gli altri gruppi dell’estremismo jihadista organizzato. Ma ciò non significa che l’Isis sia del tutto collassato. I suoi slogan e la sua organizzazione terroristica restano minacciosi e in grado di attirare militanti e costituire un nuovo pericolo. Non è inoltre affatto chiaro quale sia la sorte di Abu Bakr Al Baghadadi, il loro massimo leader, e degli altri dirigenti dell’Isis. Secondo fonti dell’intelligence americana molti di loro e lo stresso Baghdadi potrebbero essere fuggiti da tempo in Iraq. Resta, inoltre, il problema della sorte delle migliaia di volontari jihadisti arrivati dall’estero.