Lo schianto del Boeing 737 Max 8 in Etiopia non è stato un errore umano. Anzi, i piloti «avevano seguito alla lettera le procedure di emergenza ma non sono riusciti a disattivare il controllo automatico» di stabilità del volo. È quanto si legge nel rapporto preliminare sull’incidente del volo 302 della Ethiopian Airlines, costato la vita a 157 persone, tra cui otto italiani. «Non si è trattato di un errore umano bensì di un difetto di software», ha dichiarato la ministra dei Trasporti, Dagmawit Moges, anticipando i risultati dell’analisi. Secondo la prima ricostruzione, «il pilota ha tentato varie volte di disattivare il controllo automatico del volo, che ha spinto l’aereo in picchiata pochi minuti dopo il decollo» dall’aeroporto internazionale di Addis Abeba.
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Viene confermato così quanto emerso negli ultimi giorni da più fonti: il Mcas, il software anti-stallo che si trova soltanto sulle versioni 8 e 9 dei Boeing 737 Max finisce così di nuovo sotto accusa dopo l’inabissamento dello stesso modello alla fine di ottobre in Indonesia. «Comandante e primo ufficiale – si legge nel rapporto preliminare – hanno tentato in tutti i modi di riportare su il muso del velivolo», ma senza successo anche perché la velocità era così alta da rendere quasi impossibile una manovra per riprendere quota. Inutili i tentativi anche di intervenire in modo congiunto: il computer di bordo ha avuto la meglio. I problemi, secondo il documento ufficiale, sarebbero iniziati subito dopo il decollo a causa, esattamente come nel caso di Lion Air, del sensore esterno (l’angolo di incidenza) che riceveva e trasmetteva informazioni sbagliate. Così, subito dopo aver disabilitato l’autopilota, il muso del 737 Max ha iniziato a puntare verso il basso perché il sistema anti-stallo Mcas elaborava informazioni sbagliate. Il governo etiope raccomanda quindi alla Boeing di «verificare il suo software di controllo automatico e le altre tecnologie» installate sul Boeing 737 Max 8.