C’è un giro di corruzione, svelata da una primigenia indagine antimafia della Procura di Palermo sull’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, che ha portato gli investigatori della Direzione investigativa antimafia fino al sottosegretario alle Infrastrutture della Lega, Armando Siri. Ma ci sono soprattutto nomi che parlano di una politica in dialogo con il malaffare: una tela, stando all’Antimafia, costruita Franco Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia.
Se Siri è accusato di aver aiutato gli interessi di Arata nell’eolico, adoperandosi per modificare il Def e il decreto semplificazioni, in cambio di un pagamento di 30mila euro e del sostegno alla nomina a sottosegretario, nel decreto di perquisizione il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi parlano apertamente delle relazioni di Arata «in ambienti istituzionali e non».
Secondo il decreto di perquisizione rivolto ad Arata dalla procura di Roma, Siri gli era debitore per quella nomina a sottosegretario, oltre che dei 30mila euro che gli sarebbero stati “dati o promessi”, e per questo si sarebbe adoperato con i ministeri di Infrastrutture, Ambiente e Sviluppo economico per far approvare i finanziamenti al “mini eolico”. Nell’affare dell’eolico, il professor Arata non si muoveva da solo. Secondo quanto ricostruito dalle procure di Roma e Palermo, suo socio nelle aziende che dovevano partecipare all’affare c’era Vito Nicastri, imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nicastri, secondo quanto emerge dalle indagini, avrebbe avuto delle relazioni con il superlatitante Matteo Messina Denaro.
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Ma i rapporti tra Siri e Arata non sarebbero solo legati all’eolico: è di un mese fa la notizia che Siri pensava di nominare proprio il professor Franco Arata a commissario per lo sblocca cantieri. Siri, secondo quanto riportato da La stampa, immagina un commissario sul «modello Genova», con enormi poteri che gli consentano di superare le forche caudine delle procedure lumaca, dotato di un ufficio composto da funzionari-commissari ai quali affidare il controllo e l’esecuzione dei lavori. Il modello a cui Siri guarda è il commissario per l’emergenza delle mucillagini nell’Adriatico, Paolo Arata, nominato nel 1989.
Genovese come Siri, 68 anni, ex deputato di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile, è stato uno dei sette professori cui Matteo Salvini ha affidato la stesura del programma di governo della Lega. Imparentato con Federico Arata, ex banchiere di Credit Suisse e accreditato per essere tra i più vicini in Italia a Steve Bannon. E delle relazioni con il leader mondiale del credo sovranista si è giovato anche Siri, che ha accompagnato Matteo Salvini quando i due si sono incontrati. Ci sono tre tweet risalenti al 2017 che chiamano in causa Matteo Salvini nell’affaire Arata: era il 16 luglio 2017 quando l’allora segretario della Lega nord sosteneva Paolo Arata ospitandolo a un convegno leghista a Piacenza.
#Arata su Energia e Ambiente: Progetto energetico basato sulla RIDUZIONE delle BOLLETTE. #facciamosquadra
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 16, 2017
#Arata su Energia e Ambiente: La POLITICA riprenda in mano la gestione dell'ENERGIA. COSTI REALI per le FAMIGLIE! #facciamosquadra
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 16, 2017
#Arata su Ambiente: Cittadini confusi sul tema. L'ambiente non viene visto come "sviluppo", ma come un "blocco". #facciamosquadra pic.twitter.com/gF2DiNwMmW
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 16, 2017
Secondo il M5s, che ora ne chiede le dimissioni, a quel convegno leghista col «faccendiere» impegnato nel settore dell’energia, il senatore della Lega arrivò pubblicamente a dichiarare: «Dobbiamo mettere i nostri uomini nei posti giusti». «Questo – sostengono i 5 Stelle – apre molte ombre sul processo di selezione della classe dirigente della Lega. Questa è una macchia gigantesca su cui ci auguriamo Salvini chiarisca quanto prima».