Basta un passo falso, un piede appoggiato male o un movimento «distorto» e il danno è fatto. Ad essere traumatizzata, il più delle volte, è la caviglia nel suo complesso muscolo-scheletrico. Si avverte una fitta acuta, cui fa seguito una sensazione perdurante di dolore residuo, latente e sempre presente, che causa comunque una limitazione funzionale. Fino che non si interviene con la terapia, che se non adeguata e non correttamente gestita, può avere delle ripercussioni talvolta anche croniche.
Il piede rappresenta il punto di appoggio al terreno per il mantenimento del nostro equilibrio e deve assicurare, insieme ad altri sistemi sensoriali, la nostra stabilità. Questo tipo di trauma avviene generalmente a carico dell’articolazione tibio-tarsica, zona di collegamento tra il piede ed il resto dell’arto inferiore. Da un punto di vista funzionale, il piede è notevolmente sollecitato in tutti i movimenti della nostra vita quotidiana, come nella deambulazione, nella corsa, nel salto per tale motivo può subire dei traumi, o come spesso accade a seguito di questi infortuni il paziente può avere la sensazione di instabilità.
Vengono considerati tre gradi di distorsione dell’articolazione tibio-tarsica, in base alla gravità. La prima cosa da fare è rivolgersi al pronto soccorso dove l’ortopedico prescriverà la radiografia per escludere fratture ossee e nei casi più gravi anche la risonanza magnetica per escludere lesioni alle parti molli come i legamenti. La seconda fase prevede il cosiddetto protocollo R.I.C.E, che sta a significare: riposo, compressione, ghiaccio ed elevazione dell’arto. Una volta che sono state escluse fratture ossee o lesioni gravi a carico dei legamenti, l’osteopata potrà prendere in carico il paziente.
Il paziente spesso presenta un edema peri-malleolare, l’osteopata dovrà inizialmente favorire e migliorare i disturbi vaso-motori come l’edema, l’ecchimosi e se possibile liberare il mortaio tibio-tarsico per migliorare l’impotenza funzionale. Successivamente bisogna normalizzare le restrizioni di mobilità riscontrate a livello del piede e verificare l’eventuale esistenza di una sequenza meccanica ascendente o discendente andando a normalizzare il ginocchio, il bacino, la colonna vertebrale e tutte quelle strutture che entrano in relazione con il piede perché l’osteopatia agisce sull’organismo nella sua globalità.
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Sebbene si tratti di un trauma davvero frequente, che può capitare ogni giorno durante le normali attività quotidiane o praticando sport, tuttavia attendere solo che il dolore passi prima di camminare su una caviglia traumatizzata può avere conseguenze anche serie nel lungo termine. Si riscontra spesso nella pratica quotidiana pazienti che hanno subito distorsioni in passato mal curate o non guarite completamente che presentano a distanza altre sintomatologie, come lombalgie, dolori all’anca, al ginocchio, ecc. Questo è dovuto agli adattamenti che il paziente a dovuto mettere in atto a seguito di queste distorsioni mal curate: il corpo ha generato nel tempo dei compensi a distanza facendo lavorare di più altre zone per compensare la ridotta mobilità della caviglia, e che hanno contribuito a modificare la postura del paziente.
Una volta che dolore e gonfiore si sono risolti o molto attenuati è utile iniziare la vera e propria riabilitazione per rinforzare la caviglia e migliorarne le capacità propriocettive cioè di equilibrio, per prevenire ulteriori distorsioni. Pertanto, è importante trattare adeguatamente la distorsione con impacchi di ossido di zinco, crioterapia, rieducazione funzionale, riequilibrio posturale mezieres, ginnastica propriocettiva. Infatti, anche se i legamenti coinvolti nel trauma di solito guariscono “cicatrizzandosi”, potrebbero però essere meno forti del normale e costituire una delle cause di nuove distorsioni. Pertanto, sottostimare i tempi e le terapie per la guarigione, può avere conseguenze anche invalidanti nel lungo termine con lesioni ai tendini e alla cartilagine della caviglia, con conseguente aumento del rischio di artrosi dell’articolazione, dolore persistente e difficoltà a camminare, oltre a instabilità della caviglia. Nel caso di frequenti distorsioni è utile una valutazione dal podologo per effettuare un esame baropodometrico, che ha come obiettivo studiare il triangolo di appoggio plantare.