Lunedì 6 maggio per la prima volta le sirene nel Sud di Israele non hanno suonato. Le autorità israeliane non hanno confermato ufficialmente la tregua, ma hanno sospeso i divieti di uscire e riaperto le scuole dopo due giorni di lanci di razzi da parte dei palestinesi e raid aerei israeliani. Nonostante il bilancio di perdite civili più grave dal 2014, con quattro morti e dieci feriti, il governo di Tel Aviv ha evitato una operazione di terra in coincidenza con una serie di importanti ricorrenze per il Paese. L’8 maggio, infatti, cadeva il giorno della Memoria per i caduti in guerra, il 15 si celebra la festa dell’Indipendenza, ma soprattutto comincia l’Eurovision Song Contest. Dal 14 al 18 maggio, le telecamere di tutte le televisioni europee (e non solo, considerando la partecipazione dell’Australia) saranno puntate sullo Stato ebraico. Il governo di Benjamin Netanyahu è consapevole che un incidente potrebbe amplificare le contestazioni che da un anno portano avanti decine di artisti e celebrità varie, fra le quali la leggenda dei Pink Floyd Roger Waters, l’ex Genesis Peter Gabriel, la stilista Vivienne Westwood, il regista Ken Loach, l’attrice Julie Christie, gli italiani Radiodervish, Moni Ovadia, Vauro.
«L’Eurovision può essere un intrattenimento leggero, ma non è esente da considerazioni sui diritti umani e non possiamo ignorare la sistematica violazione israeliana dei diritti umani palestinesi», si legge nella lettera con 140 firme pubblicata sul quotidiano britannico The Guardian in febbraio e con la quale veniva chiesto alla Bbc di ritirare il supporto per l’Eurovision Song Contest in Israele.
Roger Waters, che in passato si era scagliato aspramente contro Nick Cave e Thom Yorke per le loro esibizioni in Israele, ha scritto a ogni singolo cantante in gara pregandolo di disertare l’Eurovision, ma soltanto il gruppo islandese Hatari ha raccolto l’invito, preannunciando che userà quel palco per protestare contro Israele. Nel vuoto è caduto anche l’appassionante intervento sempre dell’ex Pink Floyd sul The Guardian per esortare Madonna a rinunciare al suo intervento nelle vesti di ospite d’onore nella puntata finale. Un’esibizione da un milione di dollari per due canzoni e che promette alla “material girl” il megalancio del nuovo album “Madame X” in diretta televisiva in 50 Paesi e con un bacino di pubblico di oltre 200 milioni di persone.
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Oltre a Madonna, seguace della Kabbalah, che già da Tel Aviv fece partire il suo “Mdna tour” nel 2012, dalla parte di Israele si sono schierati Stephen Fry, Marina Abramovic e Sharon Osbourne, chiedendo di non parlare di boicottaggio, perché sarebbe solo «un affronto tanto contro i palestinesi che contro gli israeliani». Nella lettera scritta in segno di protesta contro chi chiede di annullare l’evento, si legge che «lo spirito di vicinanza» proprio dell’Eurovision è «sotto attacco da coloro che chiedono di boicottare l’evento perché si terrà in Israele, sovvertendo lo spirito proprio del festival e trasformandolo da occasione di unione a arma di divisione». Sono stati più di cento a firmare il testo, tra cui anche il talent manager Scooter Braun (rappresentante di artisti come Justin Bibier, Ariana Grande, Kanye West), Gene Simmons dei Kiss, l’attore comico inglese Al Murray.
A Tel Aviv sono previste oltre 10mila presenze per questa edizione numero 64 dell’Eurovision, la terza in Israele dopo quelle del 1979 e del 1999. Non solo: la città accoglierà i turisti della rassegna con le tradizionali cene di Shabbat nelle case dei suoi abitanti. «Stiamo lavorando duramente per assicurarci che l’Eurovision Song Contest sia un’esperienza indimenticabile per tutti, inclusi i residenti che vogliono partecipare a questo grande boom turistico» ha detto Ron Huldai, sindaco di Tel Aviv.
Per Israele, Paese ospitante che ha vinto lo scorso anno a Lisbona con il brano “Toy” di Netta, si esibirà Kobi Marimi, che, in stile Bocelli, proporrà la canzone “Home”. Toccherà invece a Mahmood rappresentare l’Italia: il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo porterà sul palco la sua hit “Soldi”. Condurranno lo show tre volti noti della televisione israeliana: Erez Tal, Assi Azar e Lucy Ayoub accanto alla supermodella Bar Rafaeli. Le tre dirette live dall’Expo di Tel Aviv dell’Eurovision Song Contest 2019 sono trasmesse come di consueto dalle reti Rai: per le semifinali sarà impegnata Rai 4, mentre la finale verrà curata da Rai1.
Mahmood, reduce da una brutta influenza, è tra i favoriti. Temibile rivale è il russo Sergey Lazarev con il melodramma “Scream”. Entrambi dovranno fare i conti con l’invasione reggaeton: sulle 41 canzoni in gara, ciascuna in rappresentanza di un Paese europeo, ben 6 si muovono sul ritmo caraibico. Da Luca Hänni, versione svizzera di Luis Fonsi (quello del tormentone “Despacito”), alla sexy cipriota Tamta o alla maltese Michela, fino alla bielorussa Zena.