Sfrattata dalle classifiche di vendita dei dischi dal dilagare dell’hip hop, la musica rock si prende la rivincita sbancando i botteghini. Botteghini non solo dei concerti, ma, in particolare, dei cinema. Ai recenti Oscar, a dominare la Notte delle Stelle sono stati A Star Is Born di Bradley Cooper con Lady Gaga e, soprattutto, Bohemian Rhapsody di Bryan Singer. Avevamo già segnalato in un articolo dello scorso ottobre (“Le vite delle popstar ispirano i registi”) la diffusione del fenomeno dei biopic musicali con film su Madonna, Whitney Houston, Amy Winehouse, Janis Joplin, Courtney Love, ma il successo del film su Freddie Mercury che, pur se stroncato dalla critica, ha incassato quasi un miliardo di dollari nel mondo (da un budget di 52 milioni), quattro statuette e un Golden Globe, ha rinvigorito la tendenza. D’altronde, come scrivevo, la vita delle star della musica (rock, pop ma non solo: Amadeus è un esempio ante litteram) offre spunti avventurosi e insoliti, in grado di creare un’epica esaltante e un po’ nostalgica anche alla luce dell’attuale penuria di storie originali.
Il rock classico, che più classico non si può, ovvero quello del “Boss” Bruce Springsteen, sarà al centro di due commedie presto sui nostri schermi. La prima, in ordine di uscita, è Asbury Park: lotta, redenzione e rock and roll, diretta da Tom Jones, in uscita nelle sale italiane per tre giorni, dal 22 al 24 maggio. Scenario è la “City of ruins” della canzone che Springsteen scrisse pensando al desolante declino del luogo mitico della sua adolescenza: Asbury Park, l’affaccio sull’oceano della provincia del New Jersey, la luccicante cittadina dove si suonava a ogni angolo e dove lui, umanamente e musicalmente, è diventato adulto. Solo dopo il crollo delle torri gemelle, il senso della canzone si spostò verso l’apocalisse newyorchese. Da quelle ceneri, dopo le rivolte razziali che sconvolsero la città nell’estate del 1970, è nato un suono più moderno, portato avanti dall’Upstage, il club psichedelico dove hanno mosso i primi passi le stelle più brillanti del New Jersey: da Steven Van Zandt a Bruce Springsteen e David Sancious. Un docu-film ricco di interviste e performance inedite che celebra il Sound of Asbury Park, altrimenti noto come S.O.A.P., e i musicisti che lo resero grande.
La musica del Boss è protagonista anche di Blinded by the Light, commedia diretta dalla regista di “Sognando Beckham”, Gurinder Chadha. Racconta la storia vera di un ragazzo di origine pakistana che, nell’Inghilterra degli anni Ottanta, scopre la musica di Springsteen come via d’uscita dall’intolleranza della società contemporanea. Il film è ispirato al libro autobiografico di Sarfraz Manzoor, “Greetings from Bury Park”, e sarà distribuito in Italia in agosto.
Su Netflix abbiamo visto da poco The Dirt, ritratto non troppo lusinghiero dei Mötley Crüe, che condivide con “Bohemian Rhapsody” la volontà di “assolvere” i protagonisti. Ben più nichilista il messaggio di Lords of Chaos, film di Jonas Åkerlund che combina tragedia e commedia per raccontare la violenta parabola della scena black metal norvegese anni Novanta, che raggiunse le cronache per una scia di roghi di chiese e di omicidi.
Ma il film che dovrà confrontarsi con “Bohemian Rhapsody” sarà l’attesissimo Rocketman. Il biopic su Elton John sarà proiettato in anteprima al Festival di Cannes e uscirà nelle sale a fine maggio. Diretto da Dexter Fletcher, guarda caso il regista che ha completato il film sul cantante dei Queen dopo il licenziamento di Bryan Singer, “Rocketman” racconta la storia di Elton John (Taron Egerton) trasformandola in una fantasia musicale. «I film biografici in genere si realizzano sui morti. Io sono ricco di vitalità, di amore per il mio lavoro. Sorrido quando leggo che vengo considerato “un sopravvissuto dell’era pop”. In realtà ho superato molte altre cose. Mi ha aiutato sempre la mia passione assoluta per la musica» ha commentato di recente sir Elton John.
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Rocketman affronta anche gli eccessi, l’alcol, i periodi bui. «Ho perso gran parte della mia vita dietro le droghe ma ero troppo egocentrico per occuparmi della mia dipendenza» ha confessato lo stesso cantante. E poi c’è il tema dell’omosessualità. La Paramount chiede al regista Dexter Fletcher di tagliare una sequenza di 40 secondi in cui il protagonista (l’attore gallese Taron Egerton) è a letto con un altro uomo.
Il cast include anche Bryce Dallas Howard, Jamie Bell (nei panni del partner di John, Bernie Taupin) e Richard Madden (ex Robb Stark de “Il trono di spade”). Quest’ultimo interpreta John Reid, storico manager di Elton John. E, se questo nome non vi suona nuovo, è perché lo abbiamo già sentito pronunciare proprio in “Bohemian Rhapsody”, dove Reid era interpretato da Aidan Gillen (sempre ex “Trono di spade”). Reid, infatti, è stato per alcuni anni manager dei Queen.
Altri quattro favolosi protagonisti storici del rock fanno da colonna sonora a Yesterday di Danny Boyle. In arrivo in settembre, la commedia scritta da Richard Curtis racconta la storia di Jack Malik (Himesh Patel), aspirante musicista pop che, vittima di un incidente durante un misterioso blackout, si risveglia in un mondo in cui i Beatles non sono mai esistiti. Jack diventa famoso suonando i brani di John Lennon e Paul McCartney a un pubblico che non li ha mai sentiti prima. Una sorta di rivisitazione e ampliamento della scena del film “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis quando Michael J. Fox suona e canta Chuck Berry in un’epoca in cui ancora il rock’n’roll non aveva emesso alcun vagito.
E forse è proprio questo il motivo del successo dei biopic: passato e presente occupano lo stesso spazio. Arrivati a una curva dietro la quale la strada s’indovina poca e piatta, guardiamo nel retrovisore e mettiamo nell’autoradio una musicassetta (che sta tornando!). La colonna sonora diventa il film: riviviamo la stagione del possibile. Ancor meglio: riviviamo l’impossibile, la storia alternativa che non abbiamo vissuto.