Della manifestazione sovranista di Piazza Duomo a Milano si continuerà a discutere nei prossimi giorni: dei numeri, come sempre controversi; delle contestazioni dell’«altra» Milano, tra striscioni e controcortei; dei messaggi dal leader leghista Matteo Salvini e dai rappresentanti degli 11 partiti sovranisti con cui punta a costituire un unico gruppo al Parlamento europeo dopo le elezioni del 26 maggio. «In questa piazza non ci sono razzisti non ci sono fascisti. La differenza in Europa è tra chi guarda in avanti e chi parla di un passato che non torna – ha esordito il leader del Carroccio -. Qua non c’è l’ultra destra, c’è la politica del buonsenso». Ma in molti casi l’Europa del buonsenso ha usato i fondi pubblici del Parlamento europeo per cene di gala innaffiate da champagne, ha fatto affari con le lobby dell’industria in cambio di ricche consulenze e accettato finanziamenti elettorali dai russi.
Predicano bene e razzolano male, come dice il report «La destra autoritaria bifronte dell’Europa», realizzato da «Corporate Europe Observatory». L’organizzazione no-profit con sede a Bruxelles è andata a spulciare tutti gli scheletri negli armadi delle formazioni sovraniste. I compagni di viaggio della Lega dicono di battersi contro le élite economico-finanziarie, puntano il dito contro gli sprechi dei fondi Ue e promettono di rivoltare come un calzino l’Europa delle lobby e delle banche. Salvo poi dimostrarsi a loro agio in affari illeciti o nell’uso dei fondi europei anche per acquistare 150 portadocumenti in pelle da regalare agli amici, come ha fatto l’eurodeputato olandese Auka Zijlstra, del Pvv guidato da Geert Wilders, anche lui presente al raduno di Milano.
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Assenti, invece, gli austriaci della Fpö, il partito della Libertà guidato dal vicecancelliere Heinz Christian Strache che appena poche ore fa si è dimesso in seguito alla pubblicazione di un video in cui si dice disposto a garantire alcuni appalti pubblici in cambio di finanziamenti elettorali. Anche Rassemblement National (ex Front National) di Marine Le Pen non disdegna affatto i soldi russi, visto che una banca di Mosca gli ha garantito un prestito di 9 milioni di euro. E neppure quelli europei: l’ufficio antifrode Ue ha aperto un’inchiesta sul gruppo a Strasburgo. Una ventina di membri dello staff politico sarebbero stati pagati con i soldi destinati agli assistenti parlamentari. Le Pen stessa è stata accusata di appropriazione indebita per un motivo simile, mentre l’intero gruppo Enf (del quale fa parte la Lega) ha dovuto restituire 470 mila euro di fondi spesi indebitamente. I francesi avevano dilapidato il denaro pubblico in cene da 300 euro a testa e acquistato 228 bottiglie di champagne. Anche il partito del popolo danese ha dovuto restituire i fondi Ue usati per altri fini, mentre l’AfD è stata costretta a pagare una multa da 400mila euro al Parlamento tedesco per alcune donazioni ricevute illegalmente. Sarebbe bastato un po’ più di buonsenso.