Il contratto di governo parla chiaro: dell’esecutivo M5s-Lega non possono fare parte condannati, anche in primo grado, per il reato di peculato. Ed è esattamente la situazione in cui rischia di trovarsi il sottosegretario Edoardo Rixi. La sentenza per le “spese pazze” in regione Liguria arriverà probabilmente domani. Secondo gli inquirenti 19 ex consiglieri regionali si sarebbero fatti rimborsare cene, viaggi e addirittura gratta e vinci e ostriche, facendoli passare per spese istituzionali. Il tutto per un totale di diverse centinaia di migliaia di euro. Il procuratore aggiunto di Genova aveva chiesto per Rixi una condanna a 3 anni e 4 mesi.
Non ci sarà un altro caso Siri, dice la Lega. «Il sottosegretario Edoardo Rixi resterà al suo posto», afferma il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo. Forte del successo alle elezioni europee e amministrative, e del crollo del M5s, la Lega si opporrà anche nel caso in cui la richiesta di dimissioni dovesse arrivare dal premier Conte, come era già accaduto proprio con l’ex sottosegretario Armando Siri. In questo modo, però, la Lega violerebbe il contratto di governo. Lo stesso contratto al quale si è appellato più volte Matteo Salvini nelle ore successive al successo elettorale delle Europee.
I Cinquestelle, però, promettono l’ennesima battaglia. «Sono da sempre garantista – ha detto il sottosegretario Stefano Buffagni – e mi auguro che Rixi venga assolto. Se, però, questo non dovesse accadere voglio ricordare ai nostri alleati che c’è un contratto di governo da rispettare dove c’è scritto chiaramente cosa si deve fare. Se non lo vogliono rispettare e farlo saltare – ha aggiunto – lo dicano chiaramente e se ne assumano la piena responsabilità». In passato Luigi Di Maio si era espresso sul tema con parole chiarissime: «In caso di condanna – aveva detto – Rixi deve lasciare il governo». Ma i nuovi rapporti di forza all’interno dell’esecutivo, generati dall’esito delle elezioni europee, lasciano supporre che per il Movimento 5 Stelle sarà più difficile imporre la sua agenda e le sue scelte, come l’esclusione di un membro del Governo. D’altro canto non è da escludere che la vicenda Rixi possa essere la causa di una frattura definitiva nel governo.
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Il giorno della verità è fissato per domani. Nel caso in cui i giudici dovessero dare ragione all’accusa, si verificherebbe proprio uno dei punti previsti dal Codice etico dei membri del Governo, contenuto dal contratto siglato tra Salvini e Luigi Di Maio alla vigilia della nascita dell’esecutivo. A pagina 8 del contratto c’è scritto che «non possono entrare a far parte del governo soggetti che abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235 (legge Severino), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio». Tra i reati previsti dalla legge Severino c’è anche quello disciplinato dall’articolo 314 del codice penale: il peculato. Lo stesso di cui deve rispondere Rixi, finito nei guai per il suo vecchio ruolo di capogruppo della Lega nel consiglio regionale della Liguria.