La ricomparsa sul portale ufficiale di Android del Huawei Mate 20 Pro fra gli smartphone che ricevono la versione beta di Android Q, faceva ben sperare quanto meno in un ammorbidimento della posizione degli Usa nei confronti dell’azienda di telecomunicazione cinese. Ma la contromossa riapre lo scontro: Huawei ha ordinato ai dipendenti di cancellare i meeting tecnici con controparti americane e ha rispedito a casa numerosi dipendenti statunitensi impegnati nel quartier generale di Shenzhen, in seguito all’iscrizione della compagnia nella «lista nera» del commercio Usa.
Il Financial Times ha riportato che i cittadini americani al lavoro nel centro di ricerca e sviluppo sono stati lasciati partire per gli Usa due settimane fa, subito dopo l’iscrizione di Huawei, con circa 70 sue controllate, nella “lista nera” del commercio statunitense, col conseguente bando all’acquisto di componenti hi-tech americane. In più, scrive ancora il quotidiano citando il chief strategy architect, Dang Wenshuan, che il gruppo di Shenzhen sta cercando di limitare qualsiasi interazione dei suoi dipendenti con cittadini americani.
«Bisogna essere sicuri che le reti di dati su cui viaggiano le informazioni americane siano affidabili e non siano nelle mani del partito comunista cinese», dice il segretario di Stato Usa Mike Pompeo riferendosi alla vicenda di Huawei sul 5G. Pompeo ha aggiunto che «la Cina sta minacciando la sicurezza nazionale Usa, quella degli Usa e quella delle democrazie occidentali in tutto il mondo». Intanto Donald Trump si appresta a minacciare il Regno Unito: gli Stati Uniti sono pronti a limitare la condivisione di intelligence se il governo britannico consentirà a Huawei di costruire parte della rete 5G del paese.