«L’incidente al porto di Venezia dimostra che le grandi navi non devono più passare dalla Giudecca. Dopo tanti anni di inerzia, finalmente siamo vicini ad una soluzione definitiva per tutelare sia la laguna che il turismo». Dopo lo scontro tra una nave della Msc e un battello con a bordo 130 turisti, che ha provocato fortunatamente soltanto 4 feriti lievi, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli annuncia lo stop alle grandi navi in Laguna. Ciclicamente la questione riemerge, accompagnata da polemiche politiche, proclami e accuse.
L'incidente di oggi al porto di #Venezia dimostra che le #grandinavi non devono più passare dalla Giudecca. Dopo tanti anni di inerzia, finalmente siamo vicini ad una soluzione definitiva per tutelare sia la laguna che il turismo.
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) June 2, 2019
Sull’opportunità o meno di fare attraccare le grandi navi a Venezia si discute infatti ormai da più di un decennio. La volontà di risolvere il problema è stata iscritta periodicamente nell’agenda dai vari governi che si sono succeduti. Ma nessuno ha fatto niente per dare esecuzione al decreto, risalente al marzo 2012, dei ministri Corrado Clini e Corrado Passera. Prevedeva che le navi oltre le 40mila tonnellate non dovessero più transitare per la Giudecca. In sette anni non è cambiato nulla: le navi hanno continuato ad arrivare a Venezia e a scaricare decine di migliaia di turisti ogni settimana. Adesso, sul tavolo di Toninelli ci sono 14 progetti alternativi. Il ministro ha ordinato di riaprire l’istruttoria su ciascuno di essi, per valutare una soluzione definitiva. Ma la linea di Comune di Venezia, Regione Veneto e compagnie di crociera, è quella di portare le navi più grandi (oltre 40 mila tonnellate) a Porto Marghera, attraverso il canale Vittorio Emanuele, e consentire a quelle “minori” di continuare l’attracco in centro storico.
Eppure ragioni per accelerare i tempi non mancherebbero. L’Unesco, per citare solo un esempio, ha minacciato di revocare il riconoscimento come patrimonio dell’umanità se entro il prossimo febbraio non si sarà dimostrato in concreto di rispettare le prescrizioni in materia di tutela ambientale, vivibilità e salvaguardia dei beni architettonici. Oltre allo spopolamento e al turismo mordi e fuggi, ha avuto un peso anche il capitolo irrisolto della “grandi navi”. Proprio di recente Toninelli aveva ribadito di aver dato 90 giorni di tempo all’Autorità portuale per fare degli approfondimenti sui tre progetti individuati per spostare le navi fuori dalla laguna.
L’impasse politica dura da sette anni. Nel 2013 Andrea Orlando, allora ministro dell’Ambiente nel governo Letta, dichiarò: «Per fortuna tutti convengono che le navi dal canale non ci devono più passare. La mia proposta, perciò, è mettere da subito un numero chiuso». Anche Maurizio Lupi, ministro alle Infrastrutture, in più di un’occasione disse: «C’è accordo generale sull’applicazione, senza ulteriori dilazioni temporali, del decreto Passera-Clini, che vieta il passaggio delle navi oltre le 40mila tonnellate nella Giudecca e a San Marco. Quei grattacieli galleggianti non devono più passare da lì». Posizione condivisa da Dario Franceschini, quando era ministro ai Beni Culturali e Turismo, nei governi Renzi e Gentiloni: «È una scelta strategica da fare, anche a costo di scontentare qualcuno. A Venezia le grandi navi non possono più passare davanti a San Marco. Ci sono varie soluzioni allo studio, bisogna in fretta uscirne perché così non si può più andare avanti». Eppure Venezia continua ad attendere una soluzione.