La Commissione europea ha dato il primo via libera alla procedura di infrazione contro l’Italia. La regola del debito «non è stata rispettata» nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020, e quindi «è giustificata» una procedura per debito eccessivo. Per Bruxelles il rallentamento economico «spiega solo in parte l’ampio gap» nel rispetto della regola, e la «retromarcia» su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano «fattori aggravanti».
Non si tratta di un avvio formale della procedura di infrazione perché formalmente questo compito spetta agli Stati, attraverso il consiglio, ma l’iter parte comunque dall’impulso della Commissione che attraverso le proprie valutazioni può ritenere “giustificata” l’adozione della procedura. «L’Italia non ha rispettato la regola del debito e una procedura è giustificata, ma non stiamo aprendo la procedura oggi, perché prima devono esprimersi gli Stati membri»: ha detto il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Il primo passo sarà in programma martedì quanto i vari Paesi membri decideranno se procedere con la procedura o tentare un negoziato con l’Italia. Quindi il sigillo definitivo potrebbe arrivare il 9 luglio dall’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione europea.
In venti pagine la Commissione europea fa l’analisi dell’economia italiana partendo dall’alto debito pubblico che nel 2018 ha raggiunto il 132,2%, il secondo più grande nell’Unione e «uno dei più grandi al mondo». E che nel 2018, ricorda il documento, ha rappresentato un fardello per ogni italiano pari 38.400 euro. «L’alto debito toglie all’Italia lo spazio fiscale che serve a stabilizzare la sua economia in caso di choc macroeconomici» ma soprattutto rappresenta «un carico intergenerazionale che andrà a pesare sugli standard di vita delle future generazioni». Per la Commissione il debito pubblico è «la maggiore causa di vulnerabilità per l’economia italiana», dunque ridurlo «dovrebbe rimanere una priorità».
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Nei conti italiani 2018 e 2019, spiega ancora la Commissione Ue, c’è una «deviazione significativa» dagli impegni presi con l’Europa. L’Italia ha fatto progressi limitati rispetto alle raccomandazioni del 2018 e l’agenda per le riforme strutturali prevista per il 2019 è frammentata e si basa su riforme passate. Bruxelles punta il dito contro Quota 100 per gli effetti sulle finanze pubbliche e per non avere ridotto le tasse sul lavoro. Il rallentamento dell’economia e dunque del Pil pesa ulteriormente sulla possibilità di ridurre il debito e l’attesa è per un deficit che nel 2020 supererà il 3%, il tetto dei parametri europei. Tutti fattori che hanno spinto la Commissione a ritenere la procedura per debito eccessivo «giustificata».
Un’indicazione che aveva già tracciato poco prima il commissario europeo al Bilancio Gunther Oettinger. «Se i numeri verranno confermati, non potremo sottrarci alla procedura di infrazione», aveva detto in un’intervista all’emittente televisiva tedesca ‘n-tv’. «L’Italia non dovrebbe essere un rischio per l’Eurozona», aveva aggiunto Oettinger. Più ottimista il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Il monitoraggio dei nostri conti, in particolare nel 2019, sta evidenziando delle maggiori entrate tributarie e contributive, e anche non tributarie, rispetto alle stime. Questi ci permette di avere dei margini e di reagire meglio alla congiuntura economica non favorevolissima».