Entro la metà di questo secolo, i cambiamenti climatici, anche se moderati, porteranno ad un aumento della domanda di energia fino a un +58%, rivela uno studio pubblicato su Nature Communications da ricercatori dell’International Institute for Applied Systems Analysis (Austria), Università Ca’ Foscari Venezia e CMCC (Italia) e Boston University (Usa). E le avvisaglie non sono mancate: a Milano già il 19 giugno si è registrato un carico massimo sulla rete elettrica di 1.306 MW, il dato più alto del 2019. Colpa delle temperature che salgono e dei giorni di caldo che aumentano.
Nei prossimi trent’anni la domanda di energia legata al clima aumenterà del 25-58% a seconda della regione del pianeta. Se invece ci assestassimo su un riscaldamento moderato, ovvero se attuassimo le politiche proposte per ridurre le emissioni come richiesto negli accordi di Parigi (2015), l’aumento della domanda di energia sarà più contenuto, intorno all’11-27%. Si tratta di un aumento che si somma a quello già previsto per la crescita della popolazione e della economia. Secondo la ricerca, la prima a valutare la domanda energetica in funzione del cambiamento climatico a livello globale, il fabbisogno energetico aumenterà soprattutto nelle regioni tropicali e in quelle meridionali degli Stati Uniti, dell’Europa, e della Cina. I maggiori cambiamenti sono dovuti all’elettricità necessaria per il condizionamento dell’aria, soprattutto nell’industria e nei servizi pubblici. Alle medie latitudini le giornate calde, quelle che richiedono il raffrescamento, intorno al 2050 aumenteranno fino di una media di 75 giorni in più rispetto ad oggi.
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L’entità di questo aumento della domanda dipenderà da tre fattori: i percorsi futuri delle emissioni globali di gas a effetto serra, i diversi modi in cui i modelli climatici utilizzano queste informazioni per proiettare gli estremi climatici in varie regioni del mondo, e il modo in cui il consumo energetico dei paesi cambia secondo diversi scenari di crescita della popolazione e del reddito. «In linea generale, le nostre società si adegueranno al cambio delle temperature aumentando il raffreddamento degli ambienti durante le stagioni calde e diminuendo il riscaldamento durante le stagioni fredde – spiega Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca ‘ Foscari Venezia e ricercatrice presso il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – Questi cambiamenti nel condizionamento degli spazi avranno un impatto diretto sui sistemi energetici, dal momento che le imprese e le famiglie richiederanno meno gas naturale, petrolio ed elettricità per via delle minori esigenze di riscaldamento e viceversa più energia elettrica per soddisfare le maggiori esigenze di raffreddamento degli ambienti».