Il decreto crescita è legge. Il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo con 158 sì, 104 contrari e 15 astenuti. Il provvedimento, contenente misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, aveva ottenuto, venerdì 21 giugno, il primo via libera dalla Camera, dove ai 50 articoli iniziali se ne erano aggiunti altri 60 che lo hanno trasformato in un vero e proprio decreto omnibus. Si va dalla reintroduzione del super ammortamento per le imprese alla riapertura della rottamazione e saldo e stralcio. Dal taglio delle tariffe Inail strutturale solo dal 2023 agli ecoincentivi per tutte le moto e microcar.
Nessuno scossone per la tenuta della maggioranza Lega-M5s, ma qualche segnale di allarme sul terreno perso a palazzo Madama c’è, visto che rispetto al primo voto di fiducia incassato dal premier Conte in quest’aula, ad oggi si contano 13 voti in meno. Esultano i senatori del Movimento 5 stelle, secondo i quali «con l’approvazione del decreto Crescita portiamo a casa un pacchetto sostanzioso di misure mirate per imprese e professionisti. Dalla deducibilità Imu sui beni strumentali al super-ammortamento, fino al taglio progressivo dell’Ires, gli imprenditori italiani potranno da subito contare su una serie di sostegni che daranno una “spinta” alla produttività. Non solo: con questo decreto portiamo a casa tutta una serie di tutele per il made in Italy e per i nostri marchi storici grazie ad un apposito registro, inoltre sosteniamo la difesa dei nostri prodotti unici al mondo dai saccheggi e dalle imitazioni».
Arriva il contratto di espansione che sostituirà i contratti di solidarietà espansiva. Le grandi imprese con più di mille dipendenti potranno licenziare i lavoratori più anziani offrendo loro in cambio «uno scivolo» di 5 anni, per chi ha maturato il diritto alla pensione di vecchiaia e il requisito minimo contributivo con un’indennità commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La precedente versione della proposta di modifica prevedeva uno scivolo di 7 anni .Restano confermati il finanziamento di 3 milioni per Radio Radicale, le norme per favorire le aggregazioni bancarie al Sud, con particolare attenzione alla Banca Popolare di Bari, le misure per tutelare i fornitori di Mercatone Uno.
Ok anche all’autorizzazione al Mef per entrare nella nuova Alitalia. Dopo le polemiche, salta il trasferimento della titolarità dei Fondi per lo sviluppo e la coesione alle Regioni, una norma duramente contestata dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi, voluta invece dalla Lega, e che è stata al centro di un braccio di ferro all’interno del governo e della maggioranza. Nessun passo indietro, invece, sulla responsabilità penale per eventuali reati ambientali relativi alla bonifica e al rilancio dell’Ilva di Taranto. Il governo dice no all’immunità totale nonostante il duro botta e risposta tra Arcelor Mittal e il Mise. Sospeso il commissariamento fino al 31 ottobre e non più fino a fine anno per l’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, e via anche all’emblema di Stato da apporre sulle merci per contrastate il falso made in Italy.
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Il decreto Crescita prevede anche contributi ai Comuni per progetti di efficienza energetica e di sviluppo territoriale sostenibile, oltre all’estensione dell’incentivo per la rottamazione all’acquisto di ciclomotori e motoveicoli, sia elettrici che ibridi, di tutte le categorie e a prescindere dalla potenza. Le imprese e i centri di ricerca possono continuare ad accedere agli strumenti di credito, finanziamenti agevolati e contributi diretti per progetti su efficenza e sostenibilità delle risorse nell’ambito dell’economia circolare. Agevolazioni anche per gli interventi di rigenerazione urbana rivolti ai comuni anche per la manutenzione straordinaria, di restauro, di ristrutturazione edilizia dei fabbricati e successiva vendita.