Genova, 9:37, il ponte Morandi non c’è più. La dinamite e il plastico collocati su piloni e stralli delle pile 10 e 11 hanno fatto collassare la struttura ancora in piedi dopo il disastro del 14 agosto 2018. Dopo quasi un anno, i segni della tragedia in cui persero la vita 43 persone vengono cancellati per fare spazio al nuovo. Sei secondi è il tempo sufficiente per la demolizione definitiva del moncone est.
Ad assistere alla demolizione del ponte Morandi i ministri dell’Interno Matteo Salvini, dello sviluppo economico Luigi Di Maio e della Difesa, Elisabetta Trenta, insieme al sindaco Marco Bucci e al governatore Giovanni Toti. Le operazioni di implosione controllata, guidata dall’esperto Danilo Coppe, sono avvenute nel rispetto dei modi e dei tempi annunciati. A undici mesi dalla tragedia che ha sconvolto Genova, nella zona est del cantiere lungo il Polcevera può definitivamente partire la ricostruzione. L’abbattimento ha subito un ritardo perché la protezione civile pensava che un anziano si fosse barricato nella sua abitazione nella zona rossa, dopo l’evacuazione di circa 3.400 residenti. In realtà quando la Protezione Civile è entrata nell’appartamento non ha trovato nessuno.
Le operazioni di evacuazione sono iniziate intorno alle 6 con lo sgombero degli ultimi residenti nella zona di via Fillak. Alle 9:28 sono entrati in funzione gli idranti che alla base delle pile 10 e 11 hanno bagnato il terreno per ridurre le dispersioni di polvere. Alle 9:32 la sirena ha iniziato a suonare avvolta dal silenzio delle migliaia di persone che in vari punti stavano assistendo agli ultimi minuti del Morandi. Alle 9:37 le esplosioni: immediata una grande nuvola bianca ha avvolto le pile che collassavano e i palazzi attorno. Poi lentamente la polvere si è depositata e quel panorama che i genovesi erano abituati a vedere dal 1967 è scomparso definitivamente.