«Zingara, venduta, tossica, vattene in galera, drogata. Vai dalla Merkel, vergogna. Le manette!»: sono solo alcuni degli insulti diretti a Carola Rackete che si potevano ascoltare in un video pubblicato dalla pagina Facebook Lega Lampedusa, poi rimosso. Ma prima, durante e dopo l’attracco nel porto di Lampedusa la comandante della nave Sea Watch 3 che ha forzato il blocco navale, previsto dal decreto sicurezza, per portare in salvo a Lampedusa quarantadue profughi, è diventata oggetto di attacchi brutali oltremisura.
Il primo epiteto è stato «sbrufoncella»: è stato il ministro dell’interno con una serie di post sui social a dare il via alla campagna contro Carola Rackete e la Sea Watch. E i suoi fan che non sono certo famosi per la continenza verbale hanno fatto il resto. E così c’è chi le augura di «portarsi i migranti a casa sua, in Germania» (ed è il commento “meno” violento), chi di essere stuprata e chi addirittura arriva ad augurarle la morte, di venire «affondata» insieme alla nave. Ed è una lunga carrellata di insulti: «stronzetta irrispettosa», «tro**», «baldracca», «putt***», «zecca viziata», «esibizionista».
Ma la comandante della Sea Watch non è la sola ad essere presa di mira dalla violenza social. Un vero e proprio sfogatoio pubblico che sempre più spesso se la prende con le donne: politiche, scrittrici, intellettuali, sportive, cantanti. La prima donna, in questo caso una politica, a finire in modo continuativo e massiccio nel tritacarne degli attacchi attraverso web e social è stata Laura Boldrini. L’esordio al suo insediamento come Presidente della Camera e da lì fino ad arrivare in Tribunale. Nel mirino degli haters anche la scrittrice Michela Murgia: dopo l’ultimo suo intervento in occasione della Repubblica delle donne è finita al centro degli attacchi di un gruppo di Facebook che si chiama Gruppo uniti a Salvini. Il gruppo per la violenza degli attacchi è stato segnalato alle autorità postali. Alla cantante Emma Marrone è bastato schierarsi contro la politica migratoria del governo italiano per finire attaccata dal consigliere della Lega Massimiliano Galli, che la invitava «ad aprile le cosce facendoti pagare». A scatenare la reazione del leghista era stata la frase «Aprire i porti» pronunciata dalla cantante in un suo concerto ad Empoli.
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Con circa 40mila tweet negativi nel giro di tre mesi, le donne anche quest’anno si confermano tra le categorie maggiormente nel mirino degli haters via social. Gli ultimi dati, riferiti al periodo marzo-maggio 2019, della mappa curata da Vox-Osservatorio italiano sui diritti registrano un piccolo aumento dell’1,7% dei tweet rispetto allo stesso periodo del 2018. Le donne sono ancora sul podio delle categorie più vessate. Insieme agli islamici (30.387 tweet negativi) e ai migranti (che registrano quest’anno l’aumento più forte e si piazzano in pole position con a 49.695 tweet negativi).Le manifestazioni di odio contro le donne non si fermano neanche dinnanzi ai femminicidi, anzi la rilevazione mostra dei picchi proprio in corrispondenza con i delitti. «È il terzo anno di seguito che accertiamo un aumento dei tweet negativi in corrispondenza con i femminicidi. È acclarato da interpretazioni di psicologi e sociologi – commenta Silvia Brena, giornalista fondatrice di Vox Diritti – che i discorsi di odio on line di fatto sdoganano per alcune categorie border line il fatto criminoso. È come se si sentissero legittimati dal microclima negativo».