Dopo le denunce della famiglia Orlandi, il Tribunale della Santa Sede ha disposto per l’11 luglio l’apertura di due tombe del cimitero teutonico interno alla Città del Vaticano. Si tratta di una decisione storica, fortemente voluta dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, nel tentativo di fare ulteriore chiarezza sulla vicenda di Emanuela, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia sparita nel nulla 36 anni fa.
«La decisione – spiega Alessandro Gisotti, direttore della sala stampa vaticana – si inserisce nell’ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l’altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano». Era stato il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, l’estate scorsa, ad avere ricevuto una lettera con allegata la foto della tomba in oggetto, con un messaggio anonimo: «Cercate dove indica l’angelo». Il riferimento è alla statua di un angelo che regge in mano un foglio riportante la scritta “Requiescat in pace”.
Le operazioni di apertura delle due tombe si svolgeranno il prossimo 11 luglio, alla presenza dei legali delle parti, oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle persone seppellite nelle tombe interessate. Gisotti ha spiegato che «le complesse operazioni peritali sono solo la prima fase di una serie di accertamenti già programmati che, dopo l’apertura delle tombe e la repertazione e catalogazione dei resti, porteranno alle perizie per stabilire la datazione dei reperti e per il confronto del Dna».
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«Vorrei veramente ringraziare il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin – ha commentato Pietro Orlandi – sicuramente da parte sua c’è stato tanto coraggio nell’apertura di questa indagine e nella decisione di aprire le tombe. Ho capito che c’è la volontà di fare chiarezza. Speravo che il fatto di non aver sentito nessuno negli ultimi tempi volesse dire che stavano silenziosamente lavorando, e così si dimostra di essere. Questa volontà di indagare è mancata per anni e sono felice che ora invece si voglia approfondire». «Siamo contentissimi, veramente soddisfatti. Vorrei porgere il mio grazie più sentito per il coraggio al Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin», ha aggiunto Laura Sgrò, avvocato della famiglia Orlandi.