Kyriakos Mitsotakis, leader di Nea Dimokratia che ha vinto le elezioni e ha la maggioranza assoluta in Parlamento, ha giurato come nuovo primo ministro della Grecia pronunciando la formula davanti al capo della chiesa ortodossa greca Ieronimos II. Una tradizione che era stata interrotta nel 2015 dal predecessore Alexis Tsipras, il primo a limitarsi a giurare fedeltà alla Repubblica. Poi Mitsotakis ha formalmente ricevuto l’incarico dal capo dello Stato Prokopis Pavlopoulos. Già domani dovrebbe presentare la lista dei ministri, mentre la fiducia al nuovo governo sarà votata dal Parlamento il prossimo 21 luglio.
Con il 39,8% dei voti che si traducono in 158 seggi su 300 in Parlamento, il politico conservatore potrà governare senza mediazioni, affrontando i problemi che ancora affliggono la Grecia anche dopo la fine dei programmi di aiuti, con i numerosi e stringenti obiettivi di bilancio costantemente monitorati dai creditori. Syriza ha preso il 31,53% (86 seggi) seguita dai socialisti di Kinal (8,1%, 22 seggi), i comunisti del Kke (5,3%, 15 seggi), i nazionalisti di Elliniki Lysi (3,7%, 10 seggi), Diem25-Mera25 di Yanis Varoufakis (3,44%, 9 seggi).
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«La Grecia rialzerà di nuovo la testa con orgoglio», ha detto il neo premier. L’ex analista di McKinsey, figlio dell’ex premier Konstantinos Mitsotakis, ha sottolineato che le elezioni gli hanno dato un forte mandato per il cambiamento, aggiungendo però che sarà il primo ministro di tutti perché i greci sono «troppo pochi per restare divisi». E ha ribadito la sua promessa: meno tasse, salari più alti e più investimenti, anche attraverso la richiesta di maggiore flessibilità ai creditori internazionali. A cui il nuovo premier chiederà di rinegoziare l’avanzo primario richiesto per recuperare coperture con cui tagliare le tasse a partire dal 2020. «È ora che la Grecia si faccia sentire in Europa – ha detto Mitsotakis – I cittadini hanno preso il destino nelle loro mani. Domani è l’alba di un nuovo giorno».