Sono liberi i 350 migranti del centro di detenzione di Tajoura, in Libia, colpito la settimana scorsa da un raid dell’aviazione del generale Khalifa Haftar che ha causato 53 morti. Il governo del premier Fayez al-Sarraj ha dato parziale seguito a quanto prospettato dal ministro dell’Interno Fathi Bashagha di rilasciare di tutti i migranti nei centri di detenzione «perché la loro sicurezza non può essere garantita».
La liberazione dei sopravvissuti in Libia è stata segnalata da un tweet della sezione libica dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr): «Ringraziamo il ministero dell’interno libico per il rilascio odierno dei rifugiati e dei migranti dal centro di detenzione di Tajoura» si afferma nel tweet dell’Unhcr. «350 persone erano ancora a rischio a Tajoura e ora sono libere» hanno aggiunto. L’agenzia Unhcr su Twitter ha anche spiegato anche che «fornirà assistenza con il suo programma di risposta urbana», precisando di aver visitato Tajoura nei giorni scorsi, portando cibo, acqua e assistenza medica.
We thank the Libyan Ministry of Interior for releasing refugees and migrants from Tajoura detention centre today. 350 persons were still at risk in Tajoura and now free. UNHCR will provide assistance through its urban response programme @Refugees
— UNHCR Libya (@UNHCRLibya) July 9, 2019
Ma di fatto se questo scenario dovesse ripetersi potrebbero essere rilasciate almeno 7mila persone, secondo le stime dell’Organizzazione internazionale dei migranti. Il governo Serraj infatti aveva annunciato, dopo il bombardamento da parte delle milizie di Haftar, di voler liberare tutti i migranti trattenuti nei centri di detenzione per «garantire la loro incolumità». Ma una volta liberati i migranti provenienti da diversi Paesi dell’Africa subsahariana non avendo un posto dove andare è molto probabile che possano nuovamente tentare la traversata verso l’Italia. Ed è questo il rischio maggiore che si corre in questo momento.
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