Circa un’ora d’interrogatorio, ma nessuna risposta ai pm della procura di Milano. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Gianluca Savoini, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta su presunti finanziamenti russi alla Lega. Il faccia a faccia tra Savoini e i pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro si è tenuto in una sede esterna al palazzo di giustizia di Milano.
L’indagine è nata dall’audio, pubblicato da Buzzfeed, di un incontro all’hotel Metropol di Mosca. Savoini, assieme ad altri due italiani e a tre russi, era presente all’hotel di Mosca per la presunta trattativa per far arrivare 65 milioni di dollari al Carroccio. Al centro dell’incontro d’affari ci sarebbe, secondo la procura, un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio, che in un anno avrebbe fatto affluire 65 milioni di dollari nelle casse del Carroccio per permettere così al partito guidato da Matteo Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime Europee. Oltre a concentrarsi sui protagonisti dell’incontro coinvolti nel presunto affare, i pm si stanno focalizzando anche nel ricostruire l’ipotetico passaggio di soldi.
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Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha sempre smentito che Gianluca Savoini agisse, in qualunque modo, a suo nome e per conto della Lega. «Riferire in Aula? Non parlo di soldi che non ho preso», dichiara il vicepremier Matteo Salvini: «Non abbiamo chiesto, né visto, né preso un euro. Lascio divertirsi gli amanti di James Bond e di spionaggio. Mi occupo di vita reale. Non parlo – ha concluso – di soldi che non ho visto»