Ogni acufene ha una sua possibile causa di insorgenza. Numerosi studi scientifici condotti nell’ultimo decennio da alcuni illustri neurochirurghi americani hanno individuato la relazione tra acufene e conflitti neurovascolari. I contatti tra nervi e vene (o arterie), a causa della compressione, possono determinare vari disturbi come acufeni, emispasmi facciali e nevralgie. La forma di acufene che riconosce un’origine dal nervo dell’udito, il cosiddetto acufene neurale, rappresenta certamente una minoranza rispetto a quelli che si originano nella coclea, ma questa minoranza è suscettibile di trattamento microchirurgico mirato che consente di risolvere il disturbo.
Il conflitto neurovascolare a carico del nervo acustico-vestibolare causa sintomi invalidanti conseguenti alla disfunzione dello stesso nervo. I sintomi da iperattività del nervo dell’udito e dell’equilibrio sono l’acufene, l’iperacusia e la fonofobia, la vertigine e l’instabilità, che possono essere accompagnati a sintomi da ipoattività ossia la perdita progressiva della funzione neurale, della funzione uditiva e della funzione dell’equilibrio. Questi sintomi possono manifestarsi singolarmente o associarsi tra loro e possono variare nel tempo e di intensità. La compressione vascolare provoca irritazione neurale nel punto di contatto con il vaso, responsabile di un’abnorme attività neurale nelle strutture più centrali (nuclei cocleari, specie quello dorsale, nuclei del lemnisco laterale, collicolo inferiore, sino alla corteccia) a seguito di un prolungato invio di informazioni errate, “fenomeno di Kindling”, con conseguente modificazione della plasticità delle strutture centrali stesse e dei contatti sinaptici.
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Il danno strutturale del nervo può non determinare l’acufene, ma indurre la genesi dell’acufene neurale in strutture più centrali. L’acufene neurale riconosce quindi una causa che agisce sul nervo stesso, anche se l’acufene in sé si genera in strutture più alte della via acustica, come risultata dell’irritazione del nervo cocleare. Il conflitto vaso-nervo può anche determinare un’iniziale perdita uditiva, con decremento dell’input sonoro, anch’esso responsabile nella genesi di un acufene più centrale, da deprivazione sonora.
Il trattamento elettivo per gli acufeni neurali è di tipo microchirurgico e consiste nell’eseguire la decompressione neurovascolare del nervo acustico al fine di alleviare i sintomi da iperfunzione o da ipofunzione del nervo cranico ottavo. Questa tecnica microchirurgica prevede, sotto visione otomicroscopica, l’esecuzione di una piccola incisione dell’osso cranico dietro l’orecchio. Le arterie sono allontanate, quindi decompresse, dal nervo cocleare con esili falde di Teflon morbido, le vene vengono microcoagulate e sezionate, in modo da liberare la strozzatura da loro determinata sul decorso delle fibre del nervo. La dura madre è poi suturata a tenuta, e i piani superficiali chiusi in punti staccati.
In caso di acufene associato a vertigine, la microdecompressione consente di agire anche sul sintomo vertiginoso, decomprimendo il nervo vestibolare, cioè il nervo della vertigine. Se il paziente presenta ancora una funzione uditiva utilizzabile nel lato da operare, si può eseguire un intervento parcellare sul nervo stesso, la neurotomia parcellare superselettiva del nervo cocleare che seziona solo una parte delle fibre cocleari. Vi è infatti una disposizione delle fibre topograficamente definita: le frequenze acute sono trasportate dalle fibre di largo calibro disposte alla periferia, le frequenze gravi viaggiano con le fibre disposte al centro del nervo, le frequenze intermedie nelle fibre poste tra le prime e le seconde.
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Dalla valutazione globale dell’acufene, del paziente che ne soffre e della sua storia clinico-anamnestica, l’otorinolaringoiatra propone il più valido trattamento caso per caso, di tipo farmacologico, riabilitativo o chirurgico. L’affermazione che per gli acufeni non vi è nulla da fare, per cui un paziente che ne è affetto deve convivere con esso, è errata. Il paziente con acufene deve essere sempre incoraggiato e sostenuto dal punto di vista medico con le varie tecniche, audiologiche o microchirurgiche, che oggi ma medicina mette a disposizione per migliorare la sua qualità di vita. Nel caso quindi di acufene neurale s’impone il trattamento chirurgico di decompressione del nervo acustico, intervento oggi facilmente eseguibile, con decorso post-operatorio molto rapido, che solo in rari casi non produce risultati apprezzati dal paziente, quando l’acufene si centralizza per aver aspettato troppo tempo, diventando sintomo radicato nelle cellule centrali senza poter essere attenuato o rimosso. Gli acufeni non suscettibili al trattamento chirurgico possono essere trattati e riabilitati con la terapia riabilitativa Trt o Tinnitus Retain Therapy, associata o meno a protocolli farmacologici specifici.