Mario Draghi aveva esordito a fine 2011 con un taglio dei tassi. E un mese prima di lasciare la guida della Bce a Christine Lagarde, annuncia tassi invariati e un nuovo pacchetto di misure per sostenere l’economia dell’Eurozona che potrebbe includere una riapertura del Quantitative Easing. «Ci attendiamo che i tassi di interesse restino su livelli pari a quelli attuali o inferiori almeno fino a tutta la prima metà del 2020 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine», ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa a margine della riunione del Consiglio direttivo.
Il Consiglio direttivo ha dato mandato ai competenti comitati di studiare varie opzioni per rilanciare il cosiddetto Quantitative Easing, in accordo con quanto già annunciato a giugno dal governatore Mario Draghi. Il numero uno della Bce, nel suo intervento ha subito voluto ribadire che sarà necessario «un significativo livello di stimoli monetari affinché le condizioni finanziarie rimangano molto favorevoli e sostengano l’espansione dell’area euro, continuino a far rialzare i prezzi e lo sviluppo dell’inflazione sottostante nel medio termine».
Il fattore negativo, per Draghi, resta il protezionismo che sta rallentando la crescita: «I rischi e le prospettive di espansione nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per via della prolungata presenza di incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità». L’outlook, infatti, secondo il parere del presidente, sta peggiorando, in particolare nel settore manifatturiero e in quei Paesi dove la manifattura è più importante ma, sempre secondo Draghi, a causa delle catene del valore, questo si propaga in tutta l’Eurozona. «Le nostre ultime proiezioni suggerivano che avrebbe potuto esserci un rimbalzo nella seconda parte dell’anno – ha detto Draghi – ora, gli ultimi segnali mostrano debolezza della crescita sia nel secondo sia nel terzo trimestre e, dunque questo rimbalzo, adesso, è meno probabile».
Come già in passato Draghi ha rivolto una raccomandazione ai paesi ad alto debito, tra i quali c’è l’Italia: «Devono rinforzare i loro cuscinetti fiscali e tutti i Paesi dovrebbero aumentare i loro sforzi per raggiungere una composizione delle finanze pubbliche più orientata alla crescita » attraverso nuove riforme strutturali. Quello odierno è probabilmente l’addio di Mario Draghi: «Non ho ancora deciso cosa farò dopo, Christine Lagarde sarà una presidente eccezionale» ha affermato con riferimento a colei che gli subentrerà. Il governatore uscente ha poi smentito un suo approdo alla direzione generale del Fondo monetario internazionale.