Non si vuole dire che c’è rottura, ma non c’è neanche accordo. Si decide di usare una formula quanto meno ambigua sulla riforma della Giustizia: intesa sulla riforma civile e sul Csm, «salvo intese» sulla parte penale. Ma lo scontro tra Lega e M5s è proseguito anche fuori dal Consiglio dei Ministri: «La riforma è tutta da riscrivere», dice la Lega. E i Cinquestelle insinuano: «Noi siamo aperti al confronto ma sentiamo non vorremmo che dietro questi muri ci fosse la volontà di bloccare l’abolizione della prescrizione».
L’accordo raggiunto mesi fa stabiliva che la riforma della giustizia sarebbe entrata in vigore insieme a quella della prescrizione. Ma difficilmente la bozza di riforma vedrà la luce così come è arrivata sul tavolo del Consiglio dei ministri. «La Lega non vota una non riforma, vuota e inutile», si legge in una nota del partito. «Siamo al lavoro per una reale riduzione dei tempi della giustizia, perché ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi. Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti». Insomma, una stroncatura per il testo proposto dal Guardasigilli.
«La separazione delle carriere dei magistrati e la riforma delle intercettazioni – dice Alfonso Bonafede – sono i due punti forti della politica sulla giustizia di Silvio Berlusconi. Dico alla Lega che sono aperto a tutte le proposte, ma non stanno governando con Silvio Berlusconi. Se lo mettessero in testa. Quando arrivano no a prescindere e si pescano argomenti qua e là che nulla hanno a che fare con la riduzione dei tempi dei processi, mi viene il dubbio che l’obiettivo sia far saltare la riforma della prescrizione che entrerà in vigore a gennaio».
LEGGI ANCHE: Prescrizione, l’emendamento al ddl anticorruzione che divide il governo
Resta, dunque, lo scoglio della prescrizione. Tra le novità più importanti previste nella bozza di riforma ci sono quelle sulle indagini e sulla durata del processo penale. Si potrà richiedere la proroga delle indagini preliminari «per una sola volta e per un termine non superiore a sei mesi», si legge nella bozza portata in Consiglio dei ministri. Questo termine potrà essere più ampio solo in alcuni casi specifici. Per i processi davanti a un tribunale monocratico, viene introdotta un’udienza in cui un giudice diverso da quello del dibattimento dovrà filtrare i fascicoli del pubblico ministero: quest’udienza-filtro dovrebbe servire per «evitare l’instaurarsi di processi dibattimentali ritenuti “inutili” o meglio il cui esito appare destinato a concretarsi in un proscioglimento».
Per contenere la durata del processo civile e penale, sarà introdotta l’ipotesi di «illecito disciplinare a carico del magistrato che non abbia svolto con diligenza e tempestività le sue funzioni». I magistrati che si dedicano alla politica e scelgono di candidarsi potranno rientrare solo in ruoli amministrativi e non in quelli ordinari e in una regione diversa rispetto alla circoscrizione in cui si sono candidati. Nella parte dedicata al processo civile c’è poi un’attenzione riservata all’invio telematico dei documenti: nel processo civile il deposito dei documenti di parte dinanzi al giudice competente deve avvenire con modalità telematiche, anche diverse dalla posta elettronica certificata (art.7).
La seconda parte del disegno di legge è dedicata alla riforma del Csm, recentemente travolto dagli scandali per gli intrecci pericolosi tra magistratura e politica. Il numero dei componenti del Consiglio superiore della magistratura viene aumentato da 20 a 30. Viene introdotto il meccanismo del sorteggio per i componenti togati del Csm. Nella prima fase si individuano con un sorteggio i magistrati candidabili, pari al 20% degli eleggibili; mentre la seconda fase comporta l’elezione dei magistrati.