Mettendo da parte il tuffo nel mare di Taormina e la granita a piazza Duomo a Catania, per Matteo Salvini la giornata siciliana della sua “Estate italiana tour” non è stata una passeggiata. Sebbene in molti lo abbiano acclamato, parecchi sono stati anche i contestatori, che hanno inveito contro il ministro dell’Interno con cori, slogan e striscioni. «La Sicilia non si Lega» si leggeva su un lenzuolo affisso sulla tratta ferrata all’altezza di Mazzeo-Letojanni, proprio sul tragitto che il “capitano” ha fatto per raggiungere il lido Caparena di Taormina.
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A Catania, poco più tardi, Matteo Salvini ha trovato, ad attenderlo, in piazza Duomo, anche una folta schiera di manifestanti che urlavano «Buffone buffone». «I siciliani hanno dignità, ricordatelo, dignità», gli ha urlato contro una signora, mentre i manifestanti sventolavano cartelli con su scritto «Vergogna» e «Traditore». Ci sono momenti di tensione tra un gruppo di sostenitori del leader della Lega e altri che contestavano duramente il vicepremier.
Dopo la visita di Salvini al sindaco Salvo Pogliese, all’uscita dal Municipio, la folla dei contestatori si è ingrossata e il leader della Lega ha dovuto rinunciare alla passeggiata in piazza Duomo. Alcuni hanno intonato “Bella ciao”. Altri hanno contestato Salvini al grido di «siamo tutti terroni» e lanciato bottiglie di plastica vuote contro la sua auto. Immediato l’intervento della polizia in tenuta antisommossa. «Fuori c’è il popolo del no, un mix di centri sociali, estrema sinistra e pezzi di Cinque stelle. Io chiamo a raccolta il popolo del sì». Il popolo del no è «ben rappresentato da Renzi. Il no alle elezioni è il primo grande no. Spero non ci sia nessuno che voglia giochi di palazzo», così Salvini ha commentato le proteste.
Momenti di tensione anche a Siracusa. Al largo XXV Luglio, dove è stato allestito il palco per il comizio del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Le forze dell’ordine hanno trattenuto dieci ragazzi senza alcun motivo». Lo denuncia l’avvocato Sofia Amoddio, ex parlamentare del Partito Democratico che è intervenuta a largo XXV Luglio in difesa dei manifestanti trattenuti dalla polizia per circa mezz’ora e identificati. «Li hanno trattenuti senza alcun motivo – denuncia l’ex parlamentare – non avevano spranghe o bastoni, avevano solo le magliette rosse come ce l’ho io. Mi hanno risposto che avevano ordini dall’alto. È inammissibile un fatto del genere».
Oltre un centinaio di persone, che indossavano magliette rosse, ha iniziato la protesta e si sono verificati degli scontri verbali con un gruppo di sostenitori della Lega. Urla, fischi e slogan contro il vicepremier che era atteso sul palco. Davanti al palco, sono stati esposti dei cartelli: «Salvini fascista, historia docet» e «Olocausto mediterraneo» Durante il comizio, iniziato con circa un’ora di ritardo, in un’atmosfera di caos tra urla in favore e urla contro il ministro, Salvini ha ironizzato, definendo i contestatori «nostalgici della falce e martello». «Siccome c’è scritto su alcuni cartelli ‘porti aperti’ voglio dire che nessuno vi vieta di ospitarli a casa vostra. Ognuno usi i soldi come vuole ma non quelli pubblici. Finché sarò ministro non cambierà».